Rado HyperChrome Ultra Light Limited Edition, la recensione

Rado HyperChrome Ultra Light Limited Edition, la recensione

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Ricordate il primo Rado HyperChrome Ultra Light? Rado lanciò nel 2016 una versione ultra leggera di HyperChrome, che è tuttora il Rado meccanico più leggero, perché  ferma l’ago della bilancia sui 56 grammi. Ed è in assoluto HyperChrome più minimalista: i designer del marchio hanno riprodotto una versione in miniatura di un giardino zen, terminologia che, come ho scoperto, usiamo impropriamente in occidente per descrivere un giardino “karesansui“, in cui cioè la natura è secca e la geometria è essenziale, ma regolare.

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La purezza del primo HyperChrome Ultra Light colpì appassionati e critica (anche chi scrive), e si è guadagnato l’Australian Good Design Award oltre a portare al debutto una nuova tipologia di ceramica ultra-leggera. In tempi in cui Rado si diletta a complicare l’HyperChrome, è di pochi giorni fa il nostro articolo sullo Skeleton,…

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Rado fa bene a non perder di vista la sua natura originale, fatta di un’estetica pura, regolare, degna di un oggetto di design e non di un semplice orologio, come ci ha abituato in tante occasioni, che si parli di collezioni True interpretate da artisti di fama internazionale o dedicate agli elementi della natura ad esempio. L’HyperChrome Ultra Light è a tutti gli effetti una pietra miliare del marchio ed un patrimonio da preservare e perpetuare.

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Per promuovere questa linea di prodotti ultra-leggeri ha lanciato due nuove edizioni limitate (500 pezzi ciascuno) che non vantano lo stesso minimalismo, estremo (ma eterno) del primo Limited Edition, ma si avvicinano piuttosto ai canoni del trend stilistico attuale del marchio. Un trend che si è evoluto discretamente negli ultimi due anni. La versione con numeri arabi è quella che eredità lo spirito della versione originale, che aveva più le sembianze di un concept watch, inclusa la NATO strap di colore marrone come la cassa in ceramica ultra-leggera opaca: realizzata in un unico pezzo è completata da due inserti in titanio grado 5 indurito color bronzo esattamente come la corona.

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Accoppiate, sono due parti che funzionano molto bene, esteticamente parlando. In questa variante l’HyperChrome Ultra Light diventa più “urbano” per usare un aggettivo caro agli esperti di marketing e “meno enigmatico” rispetto al look da orologio “no logo” del primo della serie, per dirla invece con parole mie.

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Decisamente più classica è la seconda versione ed a tratti è anche più contraddittoria: la cassa color bronzo lucido ha la stessa tonalità dei numeri arabi stampati su quadrante marrone lucido e, se si esclude la leggerezza, cioè l’unico aspetto che conserva dell’HyperChrome Ultra Light, è un classico Rado tre sfere con data. Monta però un cinturino in pelle marrone invecchiata con impunture appena accennate ed una tradizionalissima fibbia ad ardiglione.

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E’ bello, è comodo ma faccio fatica ad associarlo allo spirito di un Rado. Il fondo cassa permette non solo di vedere il calibro, realizzato da ETA su specifiche Rado, che ha chiesto ai primi di annerire i ponti (in alluminio) e riprogettare il rotore di carica per dare l’effetto ceramica a parti metalliche, ma di apprezzare soprattutto la costruzione di cassa e fondo cassa, che viene fissata alla prima esclusivamente mediante quattro viti.

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Lucida e color bronzo sulla versione con cinturino in pelle e marrone opaca sulla versione con NATO strap, la cassa non è poi tanto piccola quanto le immagini suggerirebbero: l’Ultra Light è largo 43mm e spesso 11mm ma colori, toni e leggerezza sembrano spostare la taglia verso i 40mm. L’aspetto più interessante è però che per fare un HyperChrome Ultra Light, Rado utilizza due metalli leggeri, Alluminio e Titanio Grado 5, due trattamenti superficiali (indurimento ed annerimento), ed un monoblocco centrale in ceramica.

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E’ una costruzione molto complessa che è più facile trovare su orologi di fascia alta e che, visto il posizionamento inferiore ai 3000€, indica la capacità unica che ha raggiunto Rado nell’utilizzare e combinare abilmente materiali estremamente diversi tra loro, rendendoli accessibili a molti.

(Photo credit: Horbiter®’s proprietary photo-shooting by Simona Bertogliatti)

Gaetano C @Horbiter®

Instagram – Gaetano Cimmino

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