Mido Ocean Star Tribute Special Editions, la recensione

Mido Ocean Star Tribute Special Editions, la recensione

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mido ocean star tribute

A cascata, subito dopo la chiusura di Baselworld 2019, sono arrivate puntuali le novità dei marchi del gruppo Swatch, presentate durante una kermesse organizzata dal gruppo a Zurigo. Mido era tra questi, ovviamente, e i suoi nuovi orologi iniziano ora a diffondersi progressivamente sui principali mercati.

Se si escludono modelli speciali o edizioni commemorative, che rappresentano una nicchia dell’offerta di prodotto, è la collezione Ocean Star a dominare la scena. I suoi volumi di vendita, sommati a quelli della collezione Multifort, trainano il fatturato del marchio ed è da queste due collezioni che ci si aspettano sempre novità.

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Scorrendo a ritroso le pagine della storia di Mido, scopriamo che il primo Ocean Star ha debuttato nel 1944; una data che conferma quanto questa collezione sia longeva. Considerando che il cugino nell’alto di gamma, Blancpain, è stato il primo orologio subacqueo professionale commerciale al mondo e che è arrivato sul mercato solo oltre dieci anni dopo, è evidente che il Mido Ocean Star Tribute celebra non il primo Ocean Star della storia, ma uno dei primi diver di una collezione che ha oggi una connotazione esclusivamente semi-professionale o professionale, come nel caso dell’Ocean Star Diver 600.

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Altra notizia è che Mido si lancia ufficialmente nel prospero segmento dei vintage diver, forse un po’ in ritardo rispetto alla concorrenza, ma con una proposta in linea con il suo DNA: è ragionata e piena di sostanza, equilibrata ma moderna. Mido ha lanciato due varianti dell’Ocean Star Tribute, la prima ha lunetta e quadrante nero, la seconda introduce toni blu per entrambi.

Il pantone è tendenzialmente opaco, sobrio, come dovrebbe essere sulla riedizione di un modello storico, in particolare un diver, e ben si associa alla lancetta centrale dei secondi arancione la cui estremità richiama evidentemente un “lollipop”. Sono entrambe catalogate come versioni speciali, in gergo vuol dire che usualmente sono in commercio finché la domanda ne alimenta la produzione.

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Mido ha già dimostrato di avere familiarità con l’operazione “reissue” ed il Tribute è l’ennesimo esercizio in tal senso: la cassa non supera la soglia dei 40,5mm di larghezza, eppure sembra più grossa perché lo spessore non è, in proporzione, proprio trascurabile (13,43mm) ed il vetro glass box amplifica virtualmente, visibilmente e ulteriormente questa sensazione.

L’inserto sulla lunetta non è in ceramica, è giusto così, altrimenti Mido avrebbe optato per una riedizione in salsa neo-vintage, come ha fatto ad esempio Rado sui nuovi Captain Cook. E’ inoltre una opzione che aiuta a mantenere il prezzo di listino ragionevole.

I designer potevano fare qualche sforzo in più nella messa a punto della lunetta, il cui click è un pò troppo meccanico e dà una sensazione di poca attenzione, che non rende giustizia al resto dell’orologio. Punto a favore invece per il bracciale, la cui fibbia deployante è davvero ben costruita, è estensibile, e piacevolmente lucidata a specchio; regala al Tribute un feeling tipico dei bracciali anni 70, ricordando da vicino la maglia shark proof e relativa chiusura presenti su un moderno Ploprof.

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A proposito di specifiche, duecento metri di profondità massima e bracciale estensibile sono più che sufficienti per scendere in profondità con le bombole (non in immersioni in saturazione, per quelle c’è il Diver 600), ma lo stile è perfetto quando si esce dall’acqua e si va ad un aperitivo serale.

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E’ questo dualismo tutt’altro che banale da ottenere il segreto del successo degli orologi vintage diver. Le canoniche ottanta ore di riserva di carica sono garanzia di utilizzo quotidiano senza pensieri, ma sono curioso di sapere se in ETA si siano fermati o stiano lavorando per arrivare alla cifra tonda delle 100 ore di riserva di carica, sarebbe un bel risultato, ed un ulteriore vantaggio sulla concorrenza.

Un Mido Ocean Star Tribute costa 990€ ed è un prezzo che lo rende esente da critiche, anche le più feroci, come quelle lasciate talvolta sui social media da chi cerca sempre il pelo nell’uovo, non sui Mido, ma in generale. A prescindere dai gusti, che restano, come sempre, del tutto personali.

(Photo credit: Horbiter®)

Gaetano C @Horbiter®

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