Chopard L.U.C XPS 1860 Edition, la recensione completa

Chopard L.U.C XPS 1860 Edition, la recensione completa

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C’è un senso di forte romanticismo quando si parla di un orologio della collezione L.U.C, scritta proprio così, con i due punti dopo la L e la C, ad indicare le iniziali del fondatore Louis Ulysse Chopard. Questa collezione è il manifesto di Chopard come manifattura di orologi, il punto da cui la sua storia come produttore di movimenti meccanici di manifattura è nata, per espandersi poi ad altre collezioni più sportive del marchio. Un compito ancora più difficile, quando sei famoso anche per la realizzazione di gioielli, quello di accreditarsi come manifattura di orologi presso gli intenditori.

Chopard L.U.C XPS 1860 Edition 4

Un anno estremamente importante, il 2016, per Chopard. Ha girato la boa dei suoi primi 20 anni da manifattura di orologeria e mai come quest’anno il marchio è stato tanto prolifico. Mi viene in mente l’ultimo Mille Miglia con il suo splendido nuovo calibro che ha fatto invecchiare di colpo tutto quanto fatto in precedenza e primo Chopard su Horbiter® dopo Basilea 2016, oppure il GMT One ed il Time Traveller One, da poco introdotti da Matteo, più una lunga serie di eccezionali complicati che partono dallo Chopard L.U.C XPS 1860 Edition per arrivare ai super complicati che bene descrivono il livello raggiunto dal marchio svizzero nel progettare grandi complicazioni.

Ci arriveremo, perché riempiranno tutti, entro la fine dell’anno, le pagine di Horbiter®. Lo Chopard L.U.C XPS 1860 Edition festeggia i primi vent’anni della manifattura e saranno realizzati solo 250 esemplari di quest’orologio che richiama esplicitamente nel nome l’anno di fondazione di Chopard.

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Esteticamente, è un tre sfere con un’impronta forte, classica seppur con un chiaro intento di comunicare la ricchezza della cassa in oro ed il valore dell’orologeria made in Chopard. Mi spiego meglio: uno Chopard L.U.C XPS 1860 Edition non è “sobrio” come un Girard-Perregaux 1966, né ricco di decorazioni come un Breguet Classique, ma si pone idealmente a metà tra i due.

Le scelte non sono volutamente improntate a concetti di understatement tanto in voga, quanto piuttosto ai concetti di ricchezza tipici della scuola classica di orologeria svizzera interpretati in modo molto personale. Il quadrante è semplice perché semplice è la complicazione, ma non semplicistico nella sua realizzazione, basti osservare ad esempio gli indici applicati in oro dalla forma piuttosto elaborata.

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Se si avvicina l’obiettivo al quadrante, tutta la parte centrale è decorata con un motivo guillochè piuttosto complesso e realizzato interamente a mano. Indici, sfere e grande numero dodici in cifre arabe sono un chiaro riferimento al design “dauphine” seppur elaborato secondo il linguaggio stilistico di Chopard. Chi di voi ha familiarità con il marchio e la collezione L.U.C sarà d’accordo nel sostenere che un L.U.C è facilmente identificabile e questo L.U.C in particolare, seppur non complicato, ha uno stile facilmente identificabile; sicuramente uno degli obiettivi principali della manifattura nel comunicare il suo design ed identificarlo al primo sguardo tra le migliaia di referenze che invadono il mercato.

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Prima si identifica un orologio, poi se ne possono valutare le caratteristiche generali che consentono di distinguerlo anche tecnicamente dal resto. Il termine “Chronometer” sul quadrante non riguarda infatti solo la certificazione di Cronometro da parte del COSC come caratteristica “standalone“, ma è intesa come articolo 7 del regolamento ufficiale necessario a fregiarsi della certificazione di “Punzone di Ginevra“.

Come si vede da questa foto, appena visibile perché leggermente sfocato, dal momento che il fuoco è stato volutamente messo sul sistema di regolazione “coldecygne“, è impresso su uno dei ponti del calibro L.U.C 96.01-L il marchio simbolo del Punzone, una prova tangibile del livello di realizzazione ed esecuzione di questo calibro che la maggior parte dei competitor nella stessa fascia non può vantare. Il livello di esecuzione di questo calibro è quanto di più lontano ci sia da un calibro industriale e quanto di più vicino sia invece, se non sapete cosa sia quel sigillo, ad un calibro realizzato a mano sotto precisi requisiti sia estetici che tecnici, nonché soggetto ad ispezione finale da parte di un ente terzo.

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Quello che non è regolato dal certificato è invece frutto delle scelte di Chopard, tra cui la decisione di adottare un micro rotore che mette d’accordo i puristi, come il sottoscritto, avvicinando spessore e “look and feel” di movimento ed orologio ai canoni degli orologi a carica manuale del passato e chi vede invece nel sistema di ricarica automatica una scelta che non consente alcun ripensamento o senso di nostalgia. I 40mm di cassa fanno così il pari con appena 7,2mm di spessore. E’ un autentico piacere alla vista: Cotes de Genéve sui ponti e smussi lucidati e ben visibili, sistema di regolazione “coldecygne” come detto in precedenza, micro rotore in oro 22 carati finemente decorato.

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Questo calibro rappresenta esteticamente e tecnicamente (monta due bariletti di carica per complessive 65 ore) il meglio che si possa desiderare, un gradino più in alto c’è solo, per me, la stessa architettura declinata a carica manuale. La cassa, nella sua pur apparente semplicità, è ugualmente appagante: la lunetta spessa e lucida, le anse strette, allungate e con un evidente gradino a spezzare la geometria circolare della cassa, infine la spazzolatura sulla carrure e la corona con inciso in bassorilievo il logo L.U.C, quasi ad indicare un brand nel brand, mostrano un livello di esecuzione assolutamente eccellente. A 19.950€, lo Chopard L.U.C XPS 1860 Edition è l’ennesima pietra miliare di una grandissima manifattura ed un fortissimo competitor per tutti i marchi di alta orologeria.

(Photo credit: Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

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