Zenith Chronomaster Sport 2021, la recensione dei nuovi modelli

Zenith Chronomaster Sport 2021, la recensione dei nuovi modelli

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Zenith Chronomaster Sport: partiamo dalla storia per immaginare come lo vorremmo in futuro.

Il lancio del nuovo cronografo Zenith Chronomaster Sport ha fatto molto discutere il pubblico di appassionati e collezionisti. E’ normale che sia così quando si rinnova un modello storico di una maison importante, ancor di più se questo modello è animato da uno dei movimenti più importanti della storia dell’orologeria.

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Come spesso accade, c’è chi lamenta poca novità, chi troppa. E’ successo recentemente anche nel mondo dell’auto, con la presentazione della nuova calandra BMW che rappresenta uno stravolgimento dell’iconica forma a doppio rene ed ha diviso gli animi. Ci sono scelte che indubbiamente polarizzano l’audience.

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In questo caso l’elemento di discussione è la lunetta in ceramica nera del nuovo modello, una scelta ormai sempre più diffusa sui nuovi modelli di numerosi marchi, per le indubbie caratteristiche estetiche e di durevolezza del materiale. L’attenzione è stata rivolta in particolare alla somiglianza spiccata con quella di un altro orologio entrato nel mito, il Rolex Daytona.

Nel momento in cui scriviamo, dell’orologio ormai si è ampiamente parlato; design e specifiche sono note, sarebbe difficile aggiungere dell’altro. Tuttavia, per valutare appieno l’attuale Zenith Chronomaster Sport, mi piacerebbe partire dalle “foundations”, dal capostipite dell’odierno cronografo, per capirne evoluzione e scelte stilistiche, provando infine ad immaginare versioni future del Chronomaster giocando con gli elementi stilistici che lo definiscono.

La storia

La storia, nel caso di Zenith Chronomaster, è lunga e ricca di importanti elementi che hanno senza dubbio influenzato la genesi del modello nuovo. Innanzitutto, le radici del moderno cronografo affondano nel 1969, anno epocale in orologeria per la nascita di modelli iconici e grandi innovazioni tecnologiche.

Il movimento El Primero

In quell’anno, infatti, il primo cronografo meccanico a carica manuale atterrava sul suolo lunare, mentre anni prima, sulla Terra, si era consumata una dura sfida per la costruzione del primo cronografo meccanico a carica automatica. I maggiori contendenti erano il consorzio di marchi svizzeri autori di Chronomatic (Heuer, Hamilton-Buren, Breitling e Dubois Depraz), la maison Zenith e la giapponese Seiko.

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Zenith era forse il player con la storia meno importante nel campo dei cronografi, ma profuse uno sforzo enorme nel progetto per poter battere sul tempo e nella sostanza i suoi rivali. Nei primi mesi del 1969 furono presentati al mondo due calibri, prima il leggendario calibro El Primero di Zenith e, a brevissima distanza, il Calibre 11 soprannominato Chronomatic. Sebbene l’uscita fosse ravvicinata, la superiorità del movimento Zenith era schiacciante: il cronografo era integrato ed operava ad una frequenza di 36.000 oscillazioni orarie, contro le 19,800 oscillazioni orarie del Calibre 11.

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Inoltre aveva un rotore centrale e lo smistamento era affidato ad una ruota a colonne al contrario di quello a leve e camme del movimento avversario. Non meno importante, il calibro Zenith aveva uno spessore decisamente inferiore rispetto al Calibro 11. Questa raffinatezza tecnologica ha contribuito a portare anche altre maison a equipaggiare loro modelli con il calibro Zenith, primo fra tutti Rolex ed il Rolex Daytona, entrato nell’olimpo dei cronografi automatici (prima era solo a carica manuale, Rolex non disponeva di un calibro crono di manifattura) proprio grazie al fatto di essere equipaggiato con un El Primero, sebbene modificato e con una frequenza ridotta a 4 Hertz (ed altre non secondarie modifiche).

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A distanza di 50 anni, il meccanismo El Primero con ruota a colonne e frequenza a 36000 oscillazioni/h è ancora il movimento cronografico meccanico a carica automatica dalle prestazioni più elevate, disponibile sul mercato. Il Chronomaster Sport monta l’evoluzione dello storico calibro El Primero A386, la cui precisione di lettura al 1/10 di secondo è immediatamente percepibile proprio sulla lunetta in ceramica nera.

Per quanto mi riguarda, il meccanismo da solo permetterebbe a questo orologio di guardare dritto negli occhi tutti i suoi diretti concorrenti senza alcuna sudditanza. Va detto in maniera oggettiva che la lunetta in ceramica gioca un ruolo pesante nel ricreare la somiglianza con il Daytona. Ma è altrettanto oggettivo che qui c’è molto di più di una lunetta in ceramica. Infatti, oltre al celebre movimento rinnovato, in questo cronografo è stato fatto un lavoro notevole anche dal punto di vista delle finiture e dei dettagli.

Il design

Il nuovo Zenith Chronomaster Sport è, infatti, la sintesi evolutiva dei precedenti Chronomaster, riprendendo elementi delle serie 1 e 2 De Luca dei Chronomaster classici: quadrante tricompax e contatori colorati, finestra data tra le 4 e le 5, ghiera fissa. La cassa da 41mm del nuovo Zenith Chronomaster Sport riprende le forme di quella dei cronografi De Luca, e, a mio parere, la corona senza “guards” e i pulsanti a pompa sono coerenti con la storia e scopo dell’orologio e rendono l’insieme della cassa più leggero.

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Il quadrante è molto raffinato, la leggibilità perfetta e il bracciale integrato in acciaio, heritage di quelli ideati dallo storico designer Gay Frères, contribuisce a ricreare un insieme elegante e sportivo. Anche se proprio sul bracciale forse si poteva osare un po’ di più. In ogni caso, i tre contatori colorati sono l’elemento più distintivo e caratterizzante dei Chronomaster.

Per tutte le versioni appena presentate sono stati utilizzati i colori classici blu, grigio e argento. Forse per questo lancio si sarebbero potute affiancare anche delle versioni speciali o comunque una novità 2021 per i colori dei contatori.

(Photo credit: courtesy of Zenith)

Francesco Falcone @Horbiter®

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