TAG Heuer Monaco Sixty-Nine CW9110, la recensione

TAG Heuer Monaco Sixty-Nine CW9110, la recensione

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Il TAG Heuer Monaco Sixty-Nine ha dal momento del suo lancio rappresentato la sintesi perfetta dei concetti alla base del DNA del marchio: avanguardia ed eredità. Un sogno, quello di avere al polso un orologio dotato di visualizzazione digitale ed analogica (un calibro elettronico ed uno meccanico), che il Monaco Sixty-Nine ha reso realtà più di dieci anni fa e che molti marchi hanno spesso provato ad inseguire senza mai sintetizzare così felicemente questi due concetti.

tag-heuer-monaco-sixty-nine-cw9110TAG Heuer ci è riuscita ed ha idealmente unito, nei primi anni 2000, due filosofie antitetiche in orologeria: quella europea e l’orientale, fortemente orientata quest’ultima alla produzione di cronografi digitali ad alta precisione, anche se TAG Heuer è da anni tra i marchi leader della cronometria digitale, soprattutto quella sportiva ad alta precisione.

Tag Heuer Monaco Sixty Nine 13La caratteristica di base che rende unica la referenza CW9110 è la sua doppia personalità ed è a volte difficile dire quale sia il quadrante principale tra i due, anche se il Monaco è nato e resterà analogico per tutta la vita ma non necessariamente, e questo esperimento lo ha dimostrato, è sempre stato un cronografo analogico ed un orologio a carica automatica.

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Il quadrante tre sfere è quello riconoscibile, elegante e con movimento a carica manuale di un Monaco classico, con i piccoli secondi ad ore 6, gli indici applicati e le sfere di un Monaco ma la sua autorevolezza è più forte di quella di un Monaco con quadrante nero solo tempo che è un po’ povero per tecnica e design.

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La costruzione della cassa ed i pulsanti, due per lato, necessari a gestire tutte le funzioni crono, sono aumentati, dando l’impressione che il Monaco SixtyNine sia una versione elaborata di un Monaco Cronografo classico. Il CW9110 è in realtà il Monaco più raffinato mai realizzato da TAG Heuer, se si esclude il TwentyFour, ed ha la cassa realizzata in due parti, accoppiate tra loro, che contengono due calibri differenti: uno meccanico ed uno al quarzo.

Thomas Bangalter helmetLa scritta “Sixty-Nine” inserita alla base della cassa ricorda l’anno di lancio del primo orologio con cassa quadrata impermeabile, reso famoso al polso di Steve McQueen. Presentato come concept watch nel 2003, il TAG Heuer Monaco SixtyNine CW9110 ha vinto il premio Best Design del Grand Prix dHorlogerie di Ginevra nel 2004 ed ha avuto il disco verde per entrare in produzione ad un prezzo di 5.100 Euro, in Europa.

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La versione di normale produzione è pressoché uguale al Concept ed unisce un movimento meccanico, il calibro 2, a carica manuale e di produzione ETA, ad uno al quarzo, piuttosto avanzato, codificato internamente come calibro HR03 dotato di funzioni quali il cronometro preciso al 1/1000 di secondo come nel Microtimer, la possibilità di registrare fino a dieci tempi diversi ed una funzione “black panel” che consente di spegnere lo schermo digitale, come si poteva fare un tempo su una SAAB 93 Turbo, premendo uno dei tasti sulla cassa. Chi ne ha ancora una, o ha avuto la fortuna di guidarne una, capirà. A distanza di dieci anni dal momento in cui l’ho acquistato, è uno degli orologi che conservo più gelosamente.

Tag Heuer Monaco Sixty Nine 17Quanto vale oggi un TAG Heuer Monaco SixtyNine? E’ una domanda interessante perché quest’orologio, voluto da Babin durante la sua gestione, non ha venduto tantissimo anche perché non è mai stato molto pubblicizzato ma se si osserva la sua costruzione si capisce che rappresenta un grande esercizio di tecnica perché dispone di un elaborato meccanismo per consentire alla cassa di ruotare da un lato all’altro e di bloccarsi nelle due posizioni. Siamo lontani dai livelli di scorrevolezza di un Reverso ma i due orologi sono molto diversi tra loro.

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E’ imponente, molto spesso, ma ha un fascino che pochi orologi con cassa quadrata possono vantare e, dopo tanti orologi digitali, il lancio dell’Autavia e dei nuovi Carrera, spero abbia un seguito tra le collezioni Heritage perché sono orologi innovativi come questo che hanno reso TAG Heuer il marchio che abbiamo sempre amato ed il Monaco è dal mio personale punto di vista ancora lontano dall’aver espresso appieno tutto il suo potenziale, schiacciato negli ultimi anni dal lancio del Connected e da altre proposte più o meno discutibili. Avrà un futuro collezionistico? Direi empiricamente che può averlo perché ha il fascino di un Monaco ma ha una filosofia così originale che lo rende eccentrico senza essere stravagante ed in un progetto di riposizionamento verso l’alto del marchio, un SixtyNine ha quel “Wow effect” che potrebbe alimentare la sua completa rinascita.

(Photo credit: Google; Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C. @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

7 Comments

  1. Buongiorno Gaetano, sono anch’io possessore di un Sixty-Nine, gelosamente conservato e perfettamente funzionante, mi stupisce che un orologio di tale livello abbia venduto poco e che la stessa Tag-Heuer non ci abbia creduto, al punto da non menzionarlo nemmeno nella biografia aziendale.
    Per curiosità se ne conoscono i numeri di produzione?

    • Buongiorno Paolo,

      non sono noti i numeri di produzione, ma TAG Heuer non ne ha prodotti tanti perchè i costi di produzione sono senza dubbio elevati per un marchio di volumi, sebbene inserito in fascia alta.

      E’ un orologio tanto affascinante quanto voluminoso e pesante, aspetto che deve aver scoraggiato più di un appassionato. E’ inoltre un tipo di prodotto apprezzato da un certo tipo di audience, che cerca l’oggetto speciale, fuori dagli schemi. Personalmente avremmo proseguito questo tema, migliorandolo magari, senza però abbandonarlo. E’ in linea con la missione del marchio e combina le sue expertise storiche: analogico e digitale da timekeeper.

      • Quando lo provai, appena uscito, l’entusiasmo si spende immediatamente a causa del peso e del cattivo bilanciamento al polso.
        Lo riprovai anni dopo, suppoortato da un venditore competente che mi diede la possibilità di regolare il cinturino correttamente. Oggi non mi accorgo di averlo al polso e lo alterno senza percepire la differenza al CW-2111-0

        • Io l’ho trovato sempre un pò pesante ed ho un polso generoso (20 di giro). La costruzione del cinturino è stata secondo me sottodimensionata rispetto alla massa dell’orologio; avrebbero secondo me dovuto pensare anche ad un cinturino in gomma doppia (sì da usarlo con facilità dalla primavera in poi).

          Suggerimento nel caso non lo sapessi: quando la pila del modulo elettronico si scarica, va cambiata immediatamente per evitare che eventuali fenomeni di ossidazione possano rovinare il movimento meccanico. Suggerimento che ho ricevuto direttamente da chi lo ha progettato. Gaetano.

          • Grazie del prezioso consiglio.
            Concordo anche con il cinturino troppo esile, io ho sostituito i due cinturini in pelle con cinturini in gomma, ovviamente non originali ma ben costruiti.
            Anch’essi contribuiscono indubbiamente alla stabilità.

  2. Hi Nkem
    I guess it has stopped first the quartz movement, at least it is what I get by reading your comment. If the battery is over and you do not replace it immediately, it might affect the mechanical movement. Suggest you to bring it to your nearest TAG Heuer Service Center. Ciao, Gaetano

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