NOMOS Glashütte Orion neomatik 41 datario oro-oliva, la recensione

NOMOS Glashütte Orion neomatik 41 datario oro-oliva, la recensione

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nomos glashuette orion neomatik 41 datario oro oliva 10

Tra i plus che riconosco al marchio sassone, c’è quello di non seguire le mode ma di interpretarle in modo assolutamente personale. E’ la settimana della moda a Milano, e talvolta penso che una gigantografia di un NOMOS Glashütte Orion Neomatik 41 Datario OroOliva lungo Via Manzoni o Via Montenapoleone sarebbe un complemento perfetto all’immagine della città meneghina e a quel suo incessante spirito d’innovazione che la rende sempre più la vera New York d’Europa. Un Orion Neomatik 41 Datario OroOliva sarebbe perfetto anche a Piazza Liberty, dove ha sede Apple Store, perché sento che i due marchi hanno un linguaggio affine, pulito, identitario, sebbene prodotti ed origini non potrebbero essere più distanti.

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NOMOS Glashütte ha interpretato in modo originale la moda imperante del quadrante verde, che spopola tra gli orologi di lusso sportivi, da safari in alcuni casi, meno però quando vuoi indossarlo tra un aperitivo a Via Verri ed una cena all’Armani Cafè. Il marchio sassone ha così individuato, tra i concorrenti, una nicchia a mio avviso ancora inesplorata. Orion, che non ho mai considerato tra i miei NOMOS preferiti, ad esser sinceri, ha acquistato appeal, scalando rapidamente la classifica e trasformandosi nel mio NOMOS Glashütte preferito, superando di slancio il NOMOS Glashütte Tangente Sport neomatik 42 datario blu nero ed il suo bracciale in acciaio, per ora. E’ grazie all’aspetto da dress watch dal gusto vagamente business casual che dimostra come sia possibile avere grande personalità senza necessariamente mostrare i muscoli.

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Con Orion neomatik 41 datario orooliva, i designer hanno lavorato alla stregua di bravi chimici alla ricerca della formula perfetta, confezionando un classico sportivo da 40,5mm di diametro e appena 9,4mm di spessore; siamo a valori che lo avvicinano al territorio degli ultra-piatti, una sensazione amplificata dalle lunghe anse, probabilmente le più lunghe e sottili che abbia mai provato su un orologio da polso di cassa rotonda.

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Il verde oliva è contrastato da indici stampati color oro e lancette di ore e minuti in oro, mentre il quadrante è interrotto solo dalla presenza della finestra della data che, come ripeto in maniera ormai quasi ossessivo-compulsiva, è qualcosa di cui farei a meno su ogni orologio, di ogni taglia e prezzo. In ogni caso Orion neomatik è disponibile anche senza data ma bisogna scendere di taglia e optare per un neomatik 39 (rinunciando al quadrante verde). In ogni caso, font e geometria della finestra sono state scelte con il misurino: la seconda non è quadrata ma i suoi lati verticali sono curvi e seguono l’andamento curvo della cassa.

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Il quadrante verde color oliva ha due diverse finiture: una a grana fine sulla parte centrale che contrasta con un motivo a cerchi presente sul generoso contatore dei piccoli secondi ad ore sei. Bisogna avvicinarsi per poterlo cogliere, ma è uno dei motivi per cui quel contatore, oltre ad essere incassato, risalta sulla base del quadrante. Il cinturino nero, che io non avrei scelto come prima opzione, ha una sua spiegazione logica: contrastando con il quadrante smorza toni eccessivamente sportivi e dà quel tocco di eleganza che evita al NOMOS Glashütte Orion neomatik 41 datario orooliva di invadere territori troppo casual, che non si addicono ad un orologio che urla eleganza, proporzioni e misura da qualunque lato lo si osservi. Se cercate qualcosa di spiccatamente sportivo, è meglio optare per un Autobahn neomatik 41 date. Il cinturino è realizzato con pellami dell’azienda americana Horween, che è da anni entrata prepotentemente nel segmento degli orologi di lusso e fornisce diversi marchi di settore.

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La meccanica non è certo una sorpresa, lo diventa se fotografiamo fascia di prezzo e segmento in cui si muove quest’Orion: 3.420€ non sono pochi in assoluto, ma con un calibro di manifattura disegnato per essere alloggiato a misura in questa cassa rappresentano una cifra ragionevole. Se provo a fare confronti, non trovo concorrenti così ben rifiniti; penso piuttosto che 42 ore di riserva di carica siano un po’ poche in un segmento in cui la riserva di carica è un “selling point” e valori come settanta ore siano ormai un rilevante fattore di scelta. Credo però sia solo questione di tempo, sono convinto che i tecnici sassoni colmeranno presto il gap con i best in class del mercato, sotto questo aspetto.

(Photo credit: Marco Antinori per Horbiter®)

Gaetano C @Horbiter®

Instagram – Gaetano Cimmino

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