Mido Baroncelli Heritage Piano City

Mido Baroncelli Heritage Piano City

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Conoscete una città che rappresenti il concetto di design meglio di Milano? Nel 2017 faccio fatica a trovarne altre in Europa, sia per gli eventi che catalizzano l'attenzione del mondo su questa città che per il fermento architettonico che la alimenta. Luoghi come piazza Gae Aulenti oppure il Bosco Verticale rappresentano punti di interesse per i turisti tanto quanto lo sono i bellissimi palazzi Art Déco del “Quadrilatero del Silenzio” od il Bosco verticale, un raro esempio di integrazione e creazione di verde in una città che vanta alcuni tra i parchi più belli e meglio conservati al mondo.

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Piano City è uno di quegli eventi che ti aspetteresti di trovare, per originalità, a Soho, NYC, eppure è un evento milanese organizzato tra gli altri anche al quartiere Isola (ed in altri tre luoghi simbolo dell'architettura milanese nel corso della storia) in un angolo ed in una piazza da cui si può godere la vista mozzafiato dei boschi verticali, la fine di un percorso iniziato nel primo pomeriggio sotto la guida di un architetto che ci ha raccontato la storia dei più importanti edifici del centro, dalla Galleria Vittorio Emanuele a Palazzo Marino.

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Il partner di quest' evento? E' MIDO, che da partner stabile dell'architettura, scritta nella missione del marchio, diventa partner musicale e di un evento che è iniziato a Milano lo scorso fine settimana e che da Milano si estenderà progressivamente ad altre città italiane, simbolo di arte e cultura, come Firenze e Venezia.

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Tre giorni all'insegna della musica, iniziati con le note di Chilly Gonzalez che si è esibito alla Galleria d'Arte Moderna, il GAM, del Palazzo Reale ed è terminata con lo swing di Luca Filastro, e le mani di Vincenzo Pasquariello che hanno suonato le musiche di Philip Glass sulle cui note si sono esibiti i danzatori di Cafelulè, con una performance spettacolare eseguita sulle pareti della Casa della Memoria, adiacente all'area verde su cui i due maestri si sono esibiti. Amo la musica e sono generalmente aperto ad ogni forma di arte, ma amo ancor di più gli orologi, la mia interpretazione di arte, e l'occasione di questa partnership è servita a Mido per presentare una edizione speciale per l'evento, il Mido Baroncelli Heritage Piano City.

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L'orologio ufficiale dell'evento è diventato così l'orologio dei quattro pianisti che si sono alternati nei concerti. Se Mido ha rilasciato una singola immagine digitale del Mido Baroncelli Heritage Piano City, che fa da contraltare ai colori della tastiera di un pianoforte, io mi sono divertito a fotografarlo tra le corde di quello stesso pianoforte su cui Luca Filastro, con il suo swing, ha fatto letteralmente impazzire anche chi in quella piazza si trovava solo di passaggio.

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E, quello che mi piace ancora di più, il Mido Baroncelli Heritage Piano City è stato mio per due settimane, che rappresentano un tempo decisamente più ragionevole di una breve esperienza o di un photo-shooting creativo della durata di un giorno al massimo. Con un diametro di 39mm nella versione da uomo, quella che ho indossato con la giacca o con i jeans, il Mido Baroncelli Heritage Piano City è un elegante tre sfere con uno stile al limite del Bahuaus con quadrante avorio grainè, una lunetta a tre gradini (che ricorda il cugino della manifattura Blancpain, il Villeret, nello stile) ed una cassa estremamente sottile, tanto che dopo un minuto che lo hai indossato ed hai iniziato a parlare con qualcuno, ti volti all'improvviso verso il polso sinistro per vedere se lo hai smarrito.

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Un tre sfere che avevo già avuto il piacere di indossare, in una versione differente, a Baselworld 2016, di cui conserva lo stesso calibro 1192 che ha quasi raddoppiato le ore di riserva di carica rispetto alla versione originale (80h contro 42h) e che ha la sfera centrale dei secondi di un bel blu tendente all'azzurro che, come tutte le sfere azzurrate, cambia tonalità dal blu brillante al blu opaco a seconda dell'inclinazione della luce. L'unico vero momento triste è stato quando ho dovuto restituirlo perché è uno di quegli orologi che entrano talmente in simbiosi con il tuo polso, ed in modo così discreto che non riesci a trovare il minimo difetto o punto debole, neanche nella finestra della data, una presenza che mi porta naturalmente alla critica ma che in questo caso è perfettamente fusa con il design complessivo del quadrante chiaro che ha negli indici estremamente sottili un ulteriore elemento di forza espressiva e minimalismo. Arrivederci quindi al prossimo evento Piano City e, mi auguro, alla prossima edizione limitata di un Mido.

(Photo credit: Horbiter's proprietary photo-shooting)

Gaetano C @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

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