Cartier Pasha de Cartier 2020, la recensione completa

Cartier Pasha de Cartier 2020, la recensione

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La storia di Pasha de Cartier è, per quanto mi riguarda, singolare. Lanciato commercialmente nel 1985, si è presto ritagliato spazio tra i classici del marchio francese, impresa ardua quando tuo fratello maggiore si chiama Santos. E’ un’impresa ancor più complessa considerando che, in concomitanza con il lancio della nuova collezione, quest’anno, è arrivato anche il Santos Dumont a carica manuale a rubarti i riflettori. Se volete il mio parere, sono il peggior sponsor di Pasha, perchè l’ho sempre considerato un orologio da donna adattato ai polsi maschili.

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Il mercato ha allora premiato il coraggio di Cartier (e, ancora una volta, la matita di Gérald Genta) e la nuova collezione mi attira come non riusciva a fare l’originale. Gli anni ottanta erano molto diversi dagli attuali; il Pasha ha allora presto incontrato i gusti del pubblico, un periodo che, a differenza dell’attuale, era tra l’altro molto poco globalizzato. Dal lancio, il Cartier Pasha è rimasto a lungo a catalogo, declinato in due varianti, una con lunetta lucida, l’altra con lunetta graduata bidirezionale e molte versioni anche super complicate. Penso a calendario perpetuo, Ripetizione Minuti e tourbillon cronografo.

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Mancava il nuovo Pasha nell’attuale offerta di Cartier, che prosegue il rilancio dei suoi orologi di maggior successo, continuando ad investire sulla divisione orologi. Il Santos Dumont, che ha abbandonato la formula precedente per diventare moderno alter ego del primo Santos, è l’esempio di un marchio che rivolge più attenzioni, che in passato, agli appassionati di orologeria. Cartier non ha stravolto il Pasha originale, che per forma e funzione è ancora attuale, ha invece sostituito ciò che fa parte della cultura degli anni ottanta, rivedendo la meccanica e semplificando l’offerta, almeno al lancio. I designer hanno lavorato su quadrante e lunetta: la versione con scala graduata non esiste più, la cassa ha due taglie (41mm e 35mm, e spessore sotto i 10mm), il quadrante è più pulito, più sofisticato. Ad esempio, le linee nere che attraversano il quadrante sono ora degli incavi che interrompono apparentemente il motivo “guilloché”, su cui il tema dominante resta il quadrato inserito in un cerchio.

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La finestra della data è stata eliminata dalla versione da 35mm, rimane invece su quella da 41mm. E’ un errore, o opportunità persa, secondo me. Perché non offrire ai clienti la possibilità di comprare un Pasha da 41mm senza data? Quattro indici applicati (quello a ore dodici è di forma triangolare) completano un quadrante nato bene e felicemente aggiornato.

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Sempre a proposito di dettagli, in Cartier hanno pensato anche alla corona, decorata ora con un cabochon anche quando si svita il classico cappuccio di protezione sostenuto dalla piccola catena; sulla targhetta adiacente è possibile ora far incidere le proprie iniziali. Tutti i nuovi Pasha montano il movimento di manifattura 1847 MC da 4Hz e 40 ore di massima riserva di carica, un calibro automatico adottato da molti modelli di accesso al mondo Cartier, dotato di buone capacità antimagnetiche, grazie anche ad una cassa aggiuntiva in ferro dolce.

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Le versioni in acciaio sono disponibili anche con bracciale, che sfrutta i due brevetti di Cartier, il sistema QuickSwitch per cambiare rapidamente il bracciale e lo SmartLink che consente di eliminare o aggiungere maglie, senza dover andare in boutique o negozio. Il Cartier Pasha de Cartier, nella versione solo tempo classica, è disponibile in acciaio o oro (rosa o giallo), nelle taglie indicate sopra. A proposito delle versioni in oro, mi meraviglio che quella in oro rosa sia disponibile esclusivamente nella taglia da 35mm, viceversa quella in oro giallo solo in quella da 41mm.

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Il nuovo Pasha è già disponibile anche nelle versioni alto di gamma con quadrante scheletrato e quadrante scheletrato con tourbillon. Non sono oggetto di questa recensione, ma va ricordato che Il calibro scheletrato di Cartier è ormai una piccola leggenda nella sua categoria; montato già sui Santos, genera lunghe liste d’attesa. In sintesi, credo che Cartier abbia aggiornato il Pasha “cum grano salis”, senza strafare e tradirne lo spirito originale, eliminando dettagli obsoleti. Ora è al passo con il resto della proposta di orologi Cartier.

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Penso inoltre che la versione in oro giallo e cinturino in pelle sia la più riuscita, quella che più ha beneficiato del profondo lavoro di re-design. Infine, spero che presto vedremo un Pasha cronografo e che Cartier aggiunga, su tutte le versioni in acciaio, un cinturino in gomma simile a quello realizzato sul Santos; il sistema QuickSwitch serve anche a trasformare un orologio sportivo da sera in uno da yacht, perchè no?

(Photo credit: Marco Antinori per Horbiter®)

Gaetano C @Horbiter®

Instagram – Gaetano Cimmino

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