Il NOMOS Glashütte Lambda 175 Years Watchmaking Glashütte

NOMOS Glashütte Lambda 175 Years Watchmaking Glashütte, la recensione

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Una pubblicità degli anni settanta recitava così: “Quest’uomo è folle, ricarica l’orologio manualmente”. Il messaggio non celebrava solo un marchio, ma un modo di vivere l’orologeria ed esaltare l’orologio a carica manuale nei confronti di un orologio automatico. Era un invito a riappropriarsi del tempo, a vivere un rapporto più intenso con il proprio orologio, in antitesi alla moda dominante di allacciarlo rapidamente e correre all’ennesimo appuntamento di lavoro. Non ho alcuna avversione per gli orologi a carica automatica, ma riconosco agli orologi classici di un tempo, di cui non sono mai stato il miglior sponsor, un “atout”: la carica manuale.

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Paragonare un orologio classico a carica manuale ad un pari grado a carica automatica è come confrontare una BMW M2 CS e la recentissima BMW M3. Sono entrambe raffinate tecnicamente, simili in tanti aspetti tecnici, vantano prestazioni elevate e confrontabili, ma appartengono a generazioni diverse ed offrono esperienze sostanzialmente differenti: la prima è analogica, estremamente connessa con il guidatore; la seconda è più tecnologica, offre facilità di utilizzo, comodità e fruibilità di una quattro porte, che alla prima sono sconosciute.

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Dopo l’esperimento con Ludwig, NOMOS Glashütte prosegue la celebrazione dei 175 anni di Glashütte, con una trilogia, la cui architettura è il miglior manifesto della tradizione sassone, perché attinge alla collezione Lambda, apprezzata da molti ma non promossa finora tanto quanto le collezioni a carica automatica. Le collezioni celebrative sono in realtà anche occasioni per testare nuove funzioni, aggiungere decorazioni inedite, lanciare nuovi modelli o versioni. Il take-out importante è che la manifattura ha colto questa opportunità per introdurre il NOMOS Glashütte Lambda in acciaio e proporlo con quadrante smaltato.

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Il marchio si sta forse focalizzando su collezioni più classiche e di nicchia? Lo scopriremo, intanto il rilancio della collezione flagship, lasciata un pò in disparte in questi anni, è un bel messaggio agli appassionati. La mia idea, dopo aver avuto un esemplare tra le mani, è che servano una prova al polso ed una luce adeguata per apprezzare a fondo l’essenza del quadrante smaltato; a differenza di modelli della concorrenza di produzione svizzera o giapponese, ad esempio, il tono è più opaco che lucido, più profondo di quello di un Lambda a catalogo ed è difficile da catturare senza ottica e luci adeguate.

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A proposito di Lambda: ne ho sempre amato lo stile, è il mio NOMOS preferito da quando l’ho scoperto in manifattura, ma consideravo le scelte cromatiche poco felici rispetto al resto della gamma; il potenziale non era sfruttato a dovere. Il NOMOS Glashütte Lambda 175 Years Watchmaking Glashütte rilancia la collezione mescolando il suo design con tutto ciò che un raffinato ed esigente amatore cerca in un prodotto del genere, decorazioni incluse. Il quadrante del Lambda è largo quasi quanto i 40,5mm di larghezza cassa ed il grosso indicatore della riserva di carica è elemento di design e “reminder” della necessità di ricaricare l’orologio. Ma queste caratteristiche sono già parte del patrimonio genetico di un Lambda.

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Le anse allungate esaltano leggerezza e purezza delle forme; credo che le lancette di ore, minuti, secondi e riserva di carica siano le più sottili su un orologio classico. La versione con quadrante nero, l’unica disponibile per il photo-shooting, accentua queste sensazioni, ed è l’opzione giusta se cercate un orologio classico da sera, ma la variante in blu NOMOS è secondo me la più attraente ed identitaria in assoluto (una terza variante è in bianco). Non mi convince appieno la scelta del cinturino in pelle Cordovan prodotto da Horween. Non discuto la scelta del fornitore, è il miglior partner possibile per qualità dei pellami e fattura, ma il cinturino andava personalizzato maggiormente per sposare lo stile di cassa e quadrante. Le impunture di dimensioni ridotte, ad esempio, avrebbero mitigato le differenze, tangibili, tra lo stile Bauhaus e quello visibilmente country della rinomata pelletteria americana. E’ un aspetto che ho sottolineato anche su Ludwig.

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Grande riserva di carica? Grande indicatore. Questa informazione, spesso evidenziata inutilmente sugli orologi automatici, è rilevante su un orologio a carica manuale. Il calibro di manifattura DUW 1001 unisce poi prestazioni, decorazioni e dimensioni ridotte mettendo d’accordo sostenitori di tecnica ed estetica. E’ regolato secondo standard cronometrici ed ha 3,5 giorni di autonomia a piena carica, un valore ragguardevole per un calibro di appena 3,6mm di spessore. Esteticamente, soddisfa egualmente: la platina a tre quarti finemente decorata, il ponte del bilanciere inciso a mano ed il sistema di regolazione a collo di cigno sono il manifesto della scuola sassone, che questa collezione intende celebrare. Ciascuna variante del NOMOS Glashütte Lambda 175 Years Watchmaking Glashütte verrà realizzata in 175 esemplari, che credo finiranno presto. A 5.800 Euro ha tutti gli ingredienti giusti per diventare presto “sold-out”.

(Photo credit: Marco Antinori per Horbiter®)

Gaetano C @Horbiter®

Instagram – Gaetano Cimmino

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