Il Movado M95, la recensione completa

Il Movado M95, la recensione completa

Amici lettori, è per me un grande piacere curare ufficialmente la sezione di orologi vintage su Horbiter®. Per farlo partirò da un marchio che mi è particolarmente caro, Movado, che vanta un passato brillante il cui massimo splendore tecnico ed estetico risale al periodo compreso tra gli anni 40 e 60, in cui si è distinto grazie a orologi che oggi si incontrano facilmente nelle aste internazionali. Un paio di questi esemplari, fortunatamente, sono riuscito ad aggiungerli alla mia collezione personale.

Breve storia di Movado orologi

Movado fu fondata nel 1881 da Achille Ditesheim che creò un piccolo laboratorio a La Chaux De Fonds. Dopo aver completato l’apprendistato nella scuola di orologeria della piccola città svizzera, Achille si stabilì nell’edificio di Rue 1er Mars 13 insieme a 6 operai. La piccola manifattura si sviluppò rapidamente tanto che nel 1897 contava già 80 operai, un numero vicino ai 100 operai della manifattura LeCoultre.

movado-m95Ditesheim era intraprendente e tagliato per gli affari; riuscì così negli anni ad incrementare rapidamente volumi produttivi e fatturato di Movado. Dopo svariati cambiamenti di sede, nel 1905 il marchio si stabilì in Rue Du Parc 117 dove occupava una forza lavoro di 150 operai. Dopo i primi anni trascorsi a lavorare prevalentemente su finiture e montaggio dei movimenti oltre che vendita di parti, Ditesheim concentrò i suoi sforzi sul rafforzamento tecnico dell’azienda, ottenendo un numero consistente di brevetti tra il 1902 ed il 1912, prevalentemente grazie alla realizzazione di macchine da produzione e tecniche di lavorazione innovative. Con l’ingresso in azienda di uno dei cinque fratelli di Ditesheim, Movado consolidò ulteriormente la sua posizione sul mercato. La manifattura era in grado di produrre praticamente ogni tipo di movimento meccanico e la sua forza lavoro arrivò alle 300 unità nel 1948.

Alcuni significativi orologi Movado

A partire dal 1912, Movado ha prodotto svariati cronografi da polso con contatore da 30 minuti e pulsante coassiale alla corona; fonti autorevoli ritengono che sia stata la prima a realizzare cronografi con questa architettura, ed ha fornito i suoi movimenti anche a marchi esterni, come accadde ad esempio con Ralco nel 1921. A partire dal 1920, Movado vanta in catalogo almeno mille modelli ed ha tra i suoi clienti personalità del calibro di Rodolfo Valentino, che acquistò un orologio Movado da tasca; altro modello iconico degno di nota è l’orologio da viaggio Movado Ermeto. Nel 1938 il marchio realizzò il primo cronografo prodotto in serie chiamato Le Chronographe cal. M90; fu prodotto fino al 1965, insieme al modello Movado M95 prodotto, nella prima serie, dal 1946 al 1959.

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Il calibro, su base Frederique Piguet, era un 12 linee modulare con frizione ad innesto orizzontale e ruota a colonne. Tra le sue particolarità, il fatto di essere facilmente smontabile, ed avere l’azionamento del cronografo invertito: lo start del crono avviene tramite pulsante ad ore 4 e l’azzeramento ad ore 2. Nonostante l’architettura da cronografo modulare, più facile in teoria da realizzare, è un cronografo che ha richiesto svariate prove ed una lunga messa a punto prima di raggiungere il livello di affidabilità desiderato, come anni fa confermò Nicola dè Toma, grande esperto di orologeria, scomparso nel 2013: “La trasmissione del moto dalla ruota di rinvio alla ruota contaminuti non è diretto, come avviene normalmente, ma è realizzato con l’interposizione di un pignone: pertanto ci troviamo di fronte a un ingranamento supplementare in un dispositivo che già è mosso da una forza ridottissima, qual è quella che anima la ruota centrale del cronografo; ciò non può che far diminuire sensibilmente l’ampiezza di oscillazione del bilanciere nel momento stesso in cui si verifica lo scatto della lancetta contaminuti, con ulteriore pregiudizio della precisione cronometrica, già così precaria nei cronografi e che, in questo caso, può divenire significativa quando la misurazione cronografica dura a lungo. Si deve inoltre considerare che, nel tentativo di non disturbare oltre misura la citata ampiezza, si è dovuto aumentare il “gioco circonferenziale” dei tre ingranaggi, con conseguente svantaggio per la precisione del moto della lancetta, che ruota su di un piccolo quadrante delle stesse dimensioni di uno tradizionale, ma qui diviso in sessanta parti, anziché in trenta: pertanto già di lettura non così immediata.”

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La sua frase conferma come la realizzazione di un cronografo modulare rappresentasse al tempo una sfida. La scelta di aggiungere in collezione un Movado è caduta sul modello M95 che si differenzia dal Movado Calibro M90 innanzitutto per la presenza del contaore.

L’orologio Movado che cercavo: il Movado M95

Studio e ricerca mi hanno guidato alla scelta della prima serie della referenza Movado 49038 in cui il numero 4 indica il materiale della cassa (oro giallo 14 carati, riservato al mercato americano). In questa configurazione sono riuscito a trovarne, all’inizio delle mie ricerche, un solo esemplare, venduto nel 2002 da Christie’s. Le configurazioni di cassa e quadrante erano svariate, e differivano per la tipologia di lancette (dauphine, a bastone riempite di radio e a bastone senza luminescenza), degli indici (a bastone, a pallettoni, Breguet, numeri arabi e pallettoni) e grafica del quadrante, che, da una mia prima analisi, è stato prodotto in almeno cinque varianti (scala telemetrica a chiocciola, scala tachimetrica base 1000 e 900, senza scala ma con misurazione cronometrica a 60 secondi e, infine, con scala telemetrica e tachimetrica).

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La versione che possiedo, che vedete in foto, è stata prodotta dal 1947 al 1953, è in condizioni splendide e proviene da un amico e collezionista che lo ha conservato con grande cura. Amo di questo Movado cronografo meccanico tanto la meccanica, quanto forma e fattura della cassa. Inoltre, il movimento è protetto da un tappo parapolvere che ne garantisce anche l’impermeabilità. Nei primi anni ’50 Movado progetta e realizza infatti un sistema impermeabile proprietario, denominato SubSea. Per dimostrarne validità ed efficienza organizza nel 1954 una doppia traversata dell’Atlantico in cui un orologio con sistema SubSea di serie fu immerso in acqua ed attaccato alla carena di un transatlantico. Al termine dell’impresa, una giuria ne certificò il perfetto funzionamento.

La cassa del mio Movado M95

La cassa, da 34,8mm di diametro, è realizzata e lavorata da Francois Borgel, che al tempo forniva anche Mido e Patek (referenza 1463). La finitura è lucida ad esclusione dell’interno anse che è zigrinato verticalmente. La cassa riporta il seriale dell’orologio sia tra le anse che sul fondello. I modelli potevano montare sia il cinturino con fibbia personalizzata che un bracciale a chicchi di riso con chiusura personalizzata e logo Movado. Vi riporto anche i prezzi di listino, in dollari, del 1968: la variante in acciaio con cinturino costava 160 dollari, che diventavano 175 con bracciale. Infine, la versione in oro 14 carati, su cinturino, costava 335 dollari.

Opinioni sul Movado M95

È un orologio a mio avviso estremamente bilanciato che incarna alla perfezione la produzione tipica degli anni 50 in cui l’armonia delle forme era un requisito imprescindibile; la forma delle anse, inoltre, è piuttosto squadrata per la categoria cui appartiene. E’ un particolare che non ho mai trovato su cronografi vintage dell’epoca; alla bellezza delle forme associa le originali soluzioni meccaniche elencate sopra. Apprezzo poi, come i tanti cultori di Movado vintage, che il marchio investisse energie nel realizzare soluzioni tecniche originali.

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Il Movado M95 non è l’unico Movado della mia collezione, perché ho da poco aggiunto anche uno splendido calendario perpetuo in serie limitata e numerata indicato laconicamente come Movado Perpetual 1881, in onore dell’anno di fondazione della maison. Concludo catalogando le varie tipologie di Movado M95, di cui esistono tre generazioni divisi per numeri progressivi e volumi di produzione: 11.200 pezzi per la prima serie, 250 pezzi per la seconda serie e 2.750 pezzi per la terza ed ultima serie.

(Photo credit: Enrico de Rose per Horbiter®)

Fabrizio Sammarro @Horbiter®

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