Jaquet Droz Grande Seconde Skelet-One, la recensione

Jaquet Droz Grande Seconde Skelet-One, la recensione

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Sembra incredibile ma l’anno che sta per concludersi ha segnato 280 anni dalla nascita di Jaquet Droz. E’ stato l’anno delle celebrazioni e dei modelli commemorativi ma un marchio che è stato sulla cresta dell’onda per circa tre secoli deve sfruttare questa occasione per guardare al futuro ed essere in grado di rinnovarsi.

Una opportunità o una “sfida”, come direbbe qualcuno usando un sostantivo piuttosto abusato, una “necessità” come invece sostengo io. Per collezioni come il Grande Seconde i sostantivi “necessità” e “sfida” si intersecano: è possibile innovare senza tradire lo stile di un orologio che viene identificato con il marchio stesso?

Innovare un’icona richiede tempo, pazienza ed una buona dose di rischio.

Il Grande Seconde è, per Jaquet Droz, come la 911 per Porsche: ogni linea toccata da Michael Mauer (Responsabile del design) e dal suo team per arrivare alla 992 sarà stata valutata infinite volte. Lo stesso deve essere stato per chi, all’interno della maison svizzera, ha disegnato le linee del nuovo Grande Seconde SkeletOne.

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Il solo fatto di portare nel nome le parole “Grande” e “Seconde” deve aver generato tanto entusiasmo quanta apprensione ma sono personalmente contento del rischio che il marchio si è preso, considerando il risultato finale: presentata quasi esclusivamente nei metalli più preziosi (con l’aggiunta di una versione in ceramica) la collezione SkeletOne è stata una delle star di Baselworld 2018 proprio perchè nessuno si aspettava una proposta del genere da un marchio così tradizionalista.

Più facile aspettarsi una sintesi di altissima orologeria come il Tropical Bird Repeater che un salto generazionale del Grande Seconde.

I rischi connessi alla realizzazione di un orologio scheletrato e l’interpretazione di Jaquet Droz.

Gli orologi scheletrati non sono così popolari come lo sono alcuni complicati di alta orologeria e parte del demerito va dato all’interpretazione che molti marchi ne danno, perchè si concentrano sulla leziosità della decorazione piuttosto che sull’armonia del disegno generale.

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Potrei citarvi almeno tre orologi scheletrati che meritano più attenzione (e sicuramente più lavoro manuale) dell’assemblaggio e della regolazione di un tourbillon, ma che risultano pesanti, a tratti barocchi.

Jaquet Droz ha puntato su un disegno votato alla leggerezza della struttura senza semplificarla eccessivamente, provando però a dare la giusta importanza alle caratteristiche del movimento.

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I designer non hanno secondo me dato spazio esclusivamente alle capacità dei maestri decoratori, ma anche ai maestri orologiai ed ai calibri eccezionali che il marchio ha a catalogo e di cui si parla ancora poco.

Pur essendo facilmente riconoscibile come un Grande Seconde, la scelta di realizzare il disco dei secondi in vetro zaffiro è un modo per ribadire la centralità della meccanica sulla visualizzazione del tempo, che rappresenta un concetto alla base di ogni scheletrato.

Il calibro Jaquet Droz 2663 SQ.

La platina ed i ponti sono interamente scheletrati ed anneriti: rispetto ad un tradizionale Grande Seconde il piccolo quadrante di ore e minuti è in primo piano ed è avvitato mediante tre viti a punta orientate verso il centro del quadrante (in gergo “indicizzate”).

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La ricerca della simmetria è evidente anche se non può essere totale a causa della presenza dello stelo della corona di carica e dei ruotismi del movimento stesso.

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Ritengo che il fondo cassa sia ancor più interessante del lato quadrante: si vedono chiaramente i due bariletti di carica (garantiscono un totale di 68 ore di massima riserva di carica) e la splendida massa oscillante in oro che Jaquet Droz ha lasciato completamente libera da orpelli in modo da non coprire la meccanica.

Considerazioni finali.

Il marchio dovrebbe partire da qui per rivisitare il più possibile l’estetica dei suoi calibri automatici che non hanno secondo mai brillato per estetica tanto quanto per tecnica. Il Jaquet Droz SkeletOne che vedete in queste foto è uno degli otto esemplari realizzati in oro rosso, ciascuno venduto a 34.300€.

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Da modello celebrativo è entrato stabilmente in collezione come dimostra il fatto che il marchio ha già lanciato una anteprima 2019 con cassa in ceramica nera, sfere e viti azzurrate e cinturino blu.

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Il rischio ha pagato e l’impressione è che il marchio lavori ora per dare maggiore evidenza delle sue capacità nel realizzare raffinati calibri meccanici, rispetto al passato. Una ulteriore conferma? Osservate cosa ha fatto con uno sportivo come il Jaquet Droz SW Chrono.

(Photo credit: Horbiter®)

Gaetano C @Horbiter®

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