Patek Philippe Nautilus: storia, modelli, evoluzione

Patek Philippe Nautilus: storia, modelli, evoluzione

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Il Patek Philippe Nautilus è l’orologio sportivo di lusso per eccellenza, un modello declinato in tantissime versioni che supera ampiamente il perimetro esclusivo dell’orologeria, rientrando di diritto tra le icone di stile, oggetti senza tempo da tramandare, come recita la più famosa pubblicità del marchio, da una generazione all’altra. La nascita del Patek Nautilus risale all’ormai lontano 1976 e ad una decade estremamente prolifica nella moda, nel design, nella rapida evoluzione da tecnologia analogica a digitale e, va aggiunto, teatro di cambiamenti politici e sociali rilevanti.

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Non è il primo ad aver introdotto il concetto di moderno orologio di lusso sportivo con bracciale integrato; quel primato va assegnato al Royal Oak di Audemars Piguet, lanciato nel 1972, ma il Nautilus è senza dubbio il più autorevole. Unisce questi due orologi la stessa matita, quella di Gèrald Genta, indiscusso fuoriclasse, cui dobbiamo essere riconoscenti per aver inventato l’orologio sportivo definitivo, con bracciale integrato, che puoi indossare tutto l’anno ed in ogni occasione senza essere mai fuori contesto.

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Il Nautilus di Patek ha consolidato definitivamente il concetto di orologio sportivo di lusso in acciaio grazie alla cassa con corona a vite dotata di una resistenza all’acqua di 120 metri; un atout che ne ha rafforzato il concetto di unico (e pregiato) orologio in collezione.

Ha inoltre definitivamente nobilitato l’acciaio equiparando ai metalli preziosi, se guardiamo le quotazioni stellari, che solo in tempi recenti si stanno calmierando a fronte dell’esplosione di una bolla speculativa alimentata da fenomeni esterni al settore. Curiosamente, mentre scriviamo quest’articolo, l’ultima versione del modello originale è da poco entrato negli archivi del marchio, per fare spazio ad una nuova generazione.

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Patek Philippe ha infatti riproposto un nuovo Nautilus, questa volta sembra esclusivamente in oro bianco; potremmo non rivedere più un modello in acciaio, stando alle prime indiscrezioni. “Il Re è morto, viva il re!” direbbero i francesi. Per quanto Patek Philippe brilli storicamente per le sue mirabili complicazioni di alta orologeria, il Nautilus è senza dubbio un punto di riferimento e la calamita delle sue collezioni; può cambiare l’offerta ma è impensabile che scompaia definitivamente dal catalogo. Occorre solo fare attenzione ed evitare che cannibalizzi il resto dell’offerta. Scopriremo però che negli ultimi 46 anni il Nautilus Jumbo, il più desiderato, ha preso spesso qualche pausa di riflessione per poi rientrare a catalogo.

Patek Philippe prezzi

Ecco il listino dei Nautilus (la serie 5) aggiornato a gennaio 2023:

  • Patek Nautilus 5811/1G-001: 70.350 €
  • Patek Nautilus 5712G-001: 53.660 €
  • Patek Nautilus 5712R-001: 53.660 €
  • Patek Nautilus 5712/1A-001: 49.130 €
  • Patek Nautilus 5712/1R-001: 83.470 €
  • Patek Nautilus 5726A-001: 49.490 €
  • Patek Nautilus 5726/1A-001: 54.850 €
  • Patek Nautilus 5980R-001: 73.930 €
  • Patek Nautilus 5980/1AR-001: 76.310 €
  • Patek Nautilus 5980/1R-001: 106.120 €
  • Patek Nautilus 5990/1A-011: 69.160 €
  • Patek Nautilus 5990/1R-001: 115.660 €
  • Patek Nautilus 5740/1G-001: 146.670 €

Patek Nautilus Jumbo 3700 (1976 – 1990)

Quella riportata in testa all’articolo è la prima pubblicità lanciata da Patek Philippe per promuovere la referenza originale di Nautilus, il modello Nautilus 3700. In queste campagne promozionali, come nelle successive seguite all’allargamento ed aggiornamento della gamma, si avverte un senso di eleganza oggi sconosciuto.

Chi scrive tradisce una passione non comune per quell’epoca, prodiga di idee e di design fortunati che hanno segnato la storia e continuano a farlo; penso anche alle splendide carrozzerie firmate Gandini, Bertone, Pininfarina tra le auto sportive. Il Nautilus appariva quasi come uno intruso, in grado però di agitare le acque del mercato che provava ad uscire dal pantano dell’età del quarzo, spostando nuovamente il baricentro dalle fabbriche giapponesi al centro Europa.

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Patek Philippe Nautilus 3700. Fonte: Patek Philippe

La referenza Jumbo 3700 ha fatto scuola; la forma della cassa ad oblò è la più pura dalle origini ad oggi così come l’architettura a due sole sfere è di una eleganza superiore; molti marchi emergenti tra gli indipendenti hanno questo stile come assoluto punto di riferimento, sia nell’aspetto (Speake Marin Ripples) che nell’ispirazione ed evoluzione di taglie e combinazioni di materiali. Sia il Nautilus 3700 Jumbo che il cugino Royal Oak hanno tratto ispirazione dal mondo marino; se il Royal Oak ripropone la forma del casco avvitato dei sommozzatori, il Nautilus si ispira agli oblò dei transatlantici.

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Patek Philippe Nautilus 3700 e scatola originale in sughero. Fonte: Barnebys

A differenza del Royal Oak, che ha un appeal ancora più sportivo, il Nautilus è totalmente privo di viti a vista; le quattro che bloccano la lunetta al corpo cassa sono disposte su due “orecchie” disposte ai lati della corona che fungono da spallette di protezione sul lato destro e da secondo punto di attacco simmetrico sul lato opposto. L’insieme è pulito, monolitico mentre la corona avvitata è garanzia di un utilizzo più disinvolto quando si entra a contatto con l’acqua. Ciò nonostante il progetto, che replica in questa architettura proprio il disegno di un oblò e la sua cerniera di chiusura, rappresentò una sfida all’epoca, in cui l’utilizzo di macchine a controllo numerico e tecniche di progettazione digitali erano agli albori o semplicemente inesistenti in industria.

Perchè Nautilus? E perché Jumbo?

Il Nautilus è il nome del sottomarino pilotato dal Capitano Nemo nel famoso romanzo di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari. Un nome di fantasia ed una nobile fonte di ispirazione per uno dei nomi più famosi in orologeria; basta orami pronunciare “Nautilus” senza citare il marchio ed il pensiero corre immediatamente all’orologio.

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Il nome “Jumbo” fa riferimento alle dimensioni della cassa, pari a 42 millimetri misurati ad altezza corona, incluse le due estensioni laterali. Non è però questa la quota veramente rilevante; qualcuno oggi come allora la considererebbe eccessiva, la verità è che buona parte dell’equilibrio formale e del successo del Patek Philippe Nautilus si deve allo spessore ridotto a soli 7,66 mm, all’eleganza offerta dal bracciale integrato ed alla piacevole coesistenza di finiture lucide e spazzolate. La costruzione in due parti della cassa, la finitura del quadrante, ed il comfort eccezionale completano un orologio che ha anticipato i tempi ma è più attuale che mai.

Il calibro Patek 28-255C

Il movimento meccanico adottato dal primo Nautilus della storia è il frutto di una collaborazione tra Jaeger-LeCoultre e Patek Philippe. Codificato come calibro Patek 28-255C, il movimento originale è automatico da 12 linee e 1/2, frequenza di 2,75 Hz e spessore ridotto ad appena 2,45 mm. Fu utilizzato, con le dovute personalizzazioni, anche da Vacheron Constantin, lo troverete come calibro 1120, e da Audemars Piguet in qualità di calibro 2120, che tuttora ne adottano una variante moderna. Il Nautilus ha quindi condiviso con altri marchi il calibro 28-255C.

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Il calibro 28-255C. Fonte: Christie’s

Dotato di sistema di ricarica bidirezionale, per un totale di 40 ore di autonomia a piena carica, il movimento si riconosce immediatamente per la massa oscillante, dotata di anello periferico in oro da 21 carati. Tra le peculiarità risalta il sistema “switching rocker” che gestisce la carica bidirezionale, mediante l’inserimento di una ruota aggiuntiva che si ingaggia quando il rotore oscilla in verso antiorario; in questo caso, è quest’ultima che si collega a quella di trasferimento alla molla del bariletto che ruoterà pertanto sempre in verso antiorario. L’adozione del bilanciere Gyromax a spirale libera con sistema antiurto Kif-Ultraflex completa la sintesi delle principali caratteristiche di un calibro raffinato, che punta a precisione e robustezza.

Le due versioni di Patek Philippe Nautilus 3700: il 3700/1 ed il 3700/11

Il Nautilus 3700 è stato realizzato in due varianti: la prima fu codificata come Nautilus 3700/1 e fu prodotta dal 1976 al 1981. La seconda referenza fu il Nautilus 3700/11 e venne prodotta dal 1981 al 1990. Nell’immagine sotto, un esemplare di Nautilus 3700/1 venduto dalla casa d’aste Antiquorum, cui appartiene questa immagine, nel 2019.

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Patek Philippe Nautilus 3700/1. Fonte: Antiquorum

Nell’immagine successiva, ecco invece un esempio di Patek Nautilus Jumbo 3700/11 (ed uno dei primi prodotti, l’estratto degli archivi cita l’anno 1981), venduto da Barnebys, proprietaria dell’immagine sotto riportata, a luglio 2020.

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Patek Philippe Nautilus 3700/11. Fonte: Barnebys

Visivamente, le differenze tra le due referenze sono impercettibili; in realtà i due modelli differiscono principalmente per la larghezza del bracciale. Sulla prima edizione, la larghezza finale del bracciale è di 16 mm, ridotti a 14 mm sulla successiva edizione. Sul modello originale si nota come le scritte “Patek Philippe” e “Genève” siano inserite perfettamente all’interno delle scanalature orizzontali. E’ uno degli elementi di distinzione del modello originale, ne tradiscono le origini ed aggiungono ulteriore eleganza ad un orologio che si è evoluto, seppur progressivamente, esteticamente e tecnicamente in modo tangibile.

Patek Philippe Nautilus 3800

Se consideriamo quanto valga oggi un Patek Nautilus in qualsivoglia referenza lo si scelga, stupisce il fatto che l’orologio, al debutto, non raccolse un successo immediato. E’ il destino che sovente coinvolge chi cambia le regole; occorre tempo per essere apprezzati e compresi. Le vendite iniziali del Patek Nautilus 3700 non decollarono. Fu così che Patek Philippe decise di allargare la platea declinando il modello originale da 40 mm (protettori esterni esclusi) nella referenza 3800 da 37,5 millimetri. La nuova collezione fu lanciata nel 1981 in concomitanza quindi con la fine della produzione della prima edizione del Jumbo.

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Patek Philippe Nautilus 3800 cal. 335. Fonte: Christie’s

Contrariamente al Nautilus Jumbo, il nuovo modello, denominato Nautilus “taglia media” o Midsize Nautilus 3800, adottava un calibro diverso dal 28-255 C, intuibile dalla presenza della lancetta dei secondi centrali. Il calibro 335 SC (Secondi Centrali) era un movimento automatico da 4Hz meno raffinato del calibro originale. Fu pertanto meno apprezzato per l’assenza del bilanciere Gyromax (un brevetto di Patek, tra l’altro).

Nel suo ciclo vita che va dal 1981 al 2005, il Patek Nautilus 3800 ha subito diverse evoluzioni, volte prevalentemente all’adozione di calibri più raffinati, in linea con le aspettative generate dalla serie originale 3700. Successivamente, Patek Philippe ha dotato il calibro 335 SC del cambio data rapido e nel 1992 il Nautilus ha subito il primo, più grande upgrade tecnico, con l’introduzione del calibro 330/134 SC dotato di bilanciere Gyromax ed insignito del Punzone di Ginevra. Nel 1997, ha debuttato il calibro 330/194 SC dotato di frequenza ridotta a 3 Hz al fine di innalzare la riserva di carica fino a 48 ore. Questo movimento è stato adottato fino al 2006 anno in cui il Patek Philippe Nautilus 3800 è uscito definitivamente di produzione.

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Patek Philippe Nautilus 3800 cal. 330. Fonte: Finarte.

Nell’immagine sopra, un esemplare della seconda generazione del Nautilus 3800, equipaggiato con il calibro 330 come si evince dall’estratto degli archivi fornito da Patek Philippe.

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Patek Philippe Nautilus Ref. 3800/1 – fonte: Phillips.

In questa immagine è invece riportato un esemplare più recente e piuttosto inusuale. Appartiene all’ultima generazione, dotata quindi del calibro 330/194 SC, di cassa in platino e di un inedito quadrante totalmente privo di indici. Questo (splendido) esemplare, la cui produzione risale al 1999, è stato venduto dalla casa d’aste Phillips nel 2018 ad un prezzo di 212.500 Franchi Svizzeri. Denota un’altra caratteristica che ha reso il Patek Philippe Nautilus particolarmente ambito: le edizioni speciali, dedicate a retailer quali Beyer, Gubelin o Tiffany, i cui nomi sono spesso apparsi sul quadrante. Il Nautilus è stato inoltre prodotto in diverse combinazioni di materiali, sia in oro che a due toni: acciaio ed oro.

Il Patek Philippe Nautilus si rinnova: la referenza 5060/SJ e le famiglie 3710, 3711, 3712.

Il Nautilus 5060/SJ e la genesi di Aquanaut

L’anno in cui debutta il Nautilus referenza 5060/SJ è il 1996. Ciò significa che il Nautilus 3700 è già fuori produzione da sei anni, mentre la collezione Nautilus 3800 ha ancora davanti a sé altri dieci anni di produzione. Il Nautilus 5060/SJ crea esteticamente un ponte con il Nautilus referenza 3800/1JA ma è sostanzialmente diverso.

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Patek Philippe Nautilus 3800/1JA. Fonte: Xupes.

E’ più corretto chiamarlo Nautilus o Aquanaut? Il dubbio è lecito tanto che molti rivenditori di orologi vintage lo indicano con il doppio nome. Il Patek Nautilus 5060/SJ segna la nascita della famiglia di modelli Aquanaut, sebbene sia stato realizzato per celebrare il ventesimo anniversario del Patek Philippe Nautilus.

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Patek Philippe Nautilus 5060J. Fonte: Analogshift.

L’effetto combinato ne fa un modello particolarmente ricercato dai collezionisti e, tra l’altro, anche difficile da trovare; la cassa misurava 35 mm, era in oro giallo e con anse tradizionali. Si nota inoltre l’assenza delle orecchie laterali ed una cassa ridisegnata con lunetta più larga esattamente come sui modelli Aquanaut, la cui prima versione ufficiale è la referenza 5060/A del 1997.

Al suo interno batte il calibro 330/194 SC, quindi il movimento adottato sul Nautilus 3800 di ultima generazione. E’ un modello interessante in quanto collega storicamente le due collezioni di sportivi Nautilus ed Aquanaut, sebbene la cassa si allontani dal DNA del Nautilus originale. Ricordiamo che il primo Aquanaut, il modello 5060/A come indicato, debutterà con cassa da 36 millimetri di diametro.

I Nautilus 3710 e 3711

La referenza 3710 del Nautilus riporta in collezione la cassa Jumbo da 42 mm di diametro, seppur con una interessante novità; il Nautilus 3710 è il primo modello ad introdurre la riserva di carica, associata al quadrante con numeri romani introdotto con il modello 3800. Con l’aggiunta della complicazione e l’indicatore posizionato in modo asimmetrico ad ore dodici circa, il marchio fu spostato in basso. L’indicatore ha una caratteristica tecnica singolare: ruota in senso orario fino a disporsi come nella foto sotto quando il bariletto è carico.

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Patek Philippe Nautilus 3710. Fonte: Patek Philippe.

La cassa del 3711 continua a preservare il fondo chiuso. Il calibro 330 SC IZR in cui IZR è l’acronimo di “Indication de Zone de Remontage” (indicatore della riserva di carica) ed è una evoluzione su base 330/194 SC, lavorando perciò a 3Hz e garantendo 48 ore di autonomia.

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Patek Philippe Nautilus 3710. Fonte: Antiquorum.

Il Nautilus 3711 rappresenta invece la naturale evoluzione del modello 3700 con una differenza: il fondo cassa a vista, la cassa realizzata esclusivamente in oro bianco ed il quadrante nero. In termini di funzioni sposa l’architettura con secondi centrali del 3800. Il fondo cassa rivela la terza, importante novità, il calibro automatico Patek 315 SC. Il movimento a rotore centrale Patek 315 è la naturale evoluzione del 330 di cui conserva l’architettura e le funzioni, ma il primo è spesso 3,22 mm contro i 3,50 mm del 315 grazie al riposizionamento del disco della data all’interno del movimento.

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Patek Philippe Nautilus 3711. Fonte: corradomattarelli.com

La referenza 3710 è stata prodotta dal 1998 al 2006 mentre il Nautilus 3711 è durato dal 2004 al 2006; quest’ultimo è servito da base, con la nuova cassa in tre parti, per la “penultima” e più famosa generazione di Nautilus, il modello 5711, che ha traghettato il solo tempo Jumbo da allora fino al 2021, anno in cui è uscito definitivamente di scena, prima di rientrare con la nuovissima referenza 5811 in oro che apre un nuovo capitolo per uno degli orologi più amati di sempre.

Il Patek Philippe Nautilus 5711

Il Patek Philippe Nautilus 5711 è lo sportivo di lusso in acciaio per eccellenza, il cui unico competitor all’altezza è la referenza 15202ST di Audemars Piguet con cui ha condiviso e tuttora condivide lo scettro di solo tempo più desiderato di sempre. Entrambi hanno polarizzato l’attenzione di collezionisti e speculatori, che ne hanno innalzato le quotazioni spostando l’attenzione dalle complicazioni in cui Patek vanta un’eredità storica e tecnica eccellente. Il Patek Philippe Nautilus 5711/1A, lanciato nel 2006, nasce dall’architettura in tre parti introdotta con la referenza 3711 ed evolve il concetto del Jumbo.

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Patek Philippe Nautilus 5711/1A. Fonte: Patek Philippe

Misura sempre 40mm lungo la direttrice da ore dieci ad ore quattro, come indica il marchio, portando la larghezza complessiva ad altezza delle orecchie a 42,5 mm rispetto ai precedenti 42. Questione di dettagli che non alterano l’equilibrio generale di un orologio elegantissimo al polso grazie allo spessore di 8,3 mm che, seppur ridotto in generale, non eguaglia i 7,66 del Nautilus 3700 che resta a nostro parere il più elegante di sempre.

Il Patek Philippe Nautilus 5711 adotta prevalentemente il movimento automatico 324 SC da 4Hz, nella parte centrale del suo ciclo vita: la prima serie, dal 2006 al 2007, ha adottato il calibro 315 SC introdotto con il 3711. Dal 2007 al 2019, il Nautilus 5711 ha montato il movimento Patek Philippe 324 SC: la frequenza da 4 Hz, il nuovo bilanciere Gyromax, una nuova geometria del profilo delle ruote sono alcune dei miglioramenti apportati con questo movimento.

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Patek Philippe Nautilus 5711/1P. Fonte: Patek Philippe.

Gli ultimi due anni hanno visto l’adozione di un’ulteriore evoluzione, nella forma del calibro Patek 26-330SC che, lato utente, ha introdotto la funzione “hacking” consentendo la precisa messa all’ora dell’orologio. Le ultime edizioni dell’orologio, prima del phase-out, sono state una edizione con quadrante olive green con e senza diamanti (taglio baguette) sulla lunetta, che abbiamo avuto l’occasione di fotografare e recensire. Il “canto del cigno” è stata la controversa variante con quadrante “Tiffany”, l’ultima prima del lancio della referenza Patek Nautilus 5811 che apre un nuovo ciclo per il solo tempo della collezione.

Patek Philippe Nautilus Ref. 5711/1A-014

Prima della definitiva uscita di scena del Nautilus 5711, annunciata dai rumor e infine dal marchio, Patek Philippe ha realizzato due edizioni finali del modello solo tempo, entrambi dotati di un inedito quanto elegante quadrante verde oliva, sia in versione tutto acciaio che in acciaio con diamanti baguette sulla lunetta. Sono entrambi raffigurati nella immagine sotto.

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Il modello in acciaio non differisce quindi dal classico modello solo tempo a catalogo se non per il quadrante verde che lo ha trasformato in autentico oggetto del desiderio per i collezionisti che hanno fatto a gara per acquisire uno dei pochi pezzi a disposizione, con il risultato di vedere le quotazioni schizzare a cifre folli.

Patek Philippe Nautilus Ref. 5711/1300A-001

La seconda referenza è ancora più interessante ed ha rappresentato una novità assolutamente inaspettata. La lunetta in acciaio è impreziosita da 32 diamanti Top Wesselton taglio baguette dalla geometria lievemente trapezoidale.

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Al lancio, il prezzo di questa variante si attestava sui circa 84.000€. Per la precisione, il suo listino era di 83.689 Euro.

Patek Philippe Ref. 5711 Nautilus Tiffany Blue® Dial

Se vi state chiedendo quale sia il Nautilus più ambito di sempre (ed anche il più costoso), la risposta è il Nautilus quadrante Tiffany Blue®. Nel 2021, per celebrare il rapporto storico tra Tiffany & Co. e Patek Philippe, che dura oggi da più di 170 anni, la maison svizzera ha realizzato questa edizione commemorativa:

Patek Philippe 5711 Nautilus Tiffany Blue® Dial
Fonte: Phillips

Il colore “Tiffany Blue®” non è un pantone qualsiasi ma, come il marchio registrato ® suggerisce è un colore universalmente riconosciuto come “1837 Blue” in cui il numero identifica l’anno di fondazione della celebre maison. Patek Philippe ha realizzato esclusivamente 170 esemplari dell’orologio, il cui valore d’asta, relativamente all’esemplare battuto all’asta da Phillips, ha raggiunto l’incredibile valore di oltre sei milioni e mezzo di dollari.

Il ritorno del Jumbo: il Nautilus Ref. 5811/1G-001

Quando tutti pensavano che il solo tempo Jumbo fosse definitivamente scomparso dai listini, Patek Philippe ha, ad ottobre 2022, scosso la community internazionale presentando l’erede del Nautilus 5711, nella forma del nuovo Nautilus 5811/1G-001 in oro bianco (accompagnato da altre declinazioni in oro, complicate). Oltre alla novità di presentarsi esclusivamente in oro bianco, per ora, il nuovo modello è una leggera rivisitazione del modello uscente, il 5711.

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Patek Philippe Nautilus 5811-1G. Fonte: Patek Philippe.

Tra le principali caratteristiche figura la cassa in due pezzi, omaggio al modello originale 3700 del 1976, e l’immancabile quadrante blu a finitura soleil su quale si nota per la prima volta un sottile bordo intorno alla finestra della data. Cambiano leggermente le quote principali: la cassa misura ora 41 millimetri lungo la direttrice da ore dieci ad ore quattro, laddove tecnicamente Patek introduce un nuovo sistema di bascula di tiretto, che consente di estrarre l’albero di carica lato quadrante.

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Patek Philippe Nautilus 5811-1G. Fonte: Patek Philippe.

Lo spessore dichiarato è pari ad 8,2 millimetri ed all’interno della cassa batte il calibro Patek 26-330 SC. Il prezzo del nuovo Nautilus Ref. 5811/1G-001 è di 70.350 Euro ma c’è da scommettere che sia solo l’inizio di una nuova storia che, crediamo, troverà il suo punto più alto nel 2026 quando la referenza 3700 festeggerà i suoi primi cinquant’anni.

Il Patek Philippe Nautilus 5712

Sulla base del 5711, Patek ha inserito in famiglia anche il 5712/1A-001, che offre non poche complicazioni ed è una delle tante estensioni della gamma rinnovata. Si declina principalmente in 5 versioni: il solo tempo 5711 come abbiamo visto, un complicato con fasi lunari (appunto il 5712), un calendario annuale (5726), un cronografo (5980–5990) e un calendario perpetuo, il Patek Philippe Nautilus Perpetual Calendar 5740–1G. Il Nautilus Patek Philippe 5712 è l’erede del 3712, referenza prodotta solo per un anno intorno al 2006. A proposito di design, non presenta variazioni rispetto al 5711, ma ha ben 3 complicazioni in più.

Il quadrante è nero-blu intenso con sfumature che virano anche al bianco e presenta un motivo orizzontale lavorato a sbalzo, tipico della collezione Patek Nautilus. Già ad un primo sguardo è possibile notare l’estrema attenzione che Patek presta ai dettagli, come la tridimensionalità delle sfumature che proprio questa lavorazione a sbalzo genera con il movimento del polso. Il quadrante riesce a brillare ed a risaltare pur senza l’utilizzo di colori forti. Gli indici delle ore, la luna e le stelle al centro del datario sono realizzate in oro bianco e contribuiscono anch’essi a dare una notevole profondità di nuances grazie alla loro lucentezza.

Rispetto a ciò che generalmente propone la maison ginevrina sui Patek Nautilus, il Patek Philippe Nautilus 5712/1A–001 ha un quadrante piuttosto “affollato” e, soprattutto, asimettrico: ad ore 10 c’è l’indicatore della riserva di carica (48h a piena carica), tra ore 7 ed 8 il datario con le fasi lunari e tra ore 4 e 5 i piccoli secondi. Sembra, all’apparenza, che le varie complicazioni siano state inserite senza un ordine preciso e senza ricercare particolari simmetrie, cosa che invece accade su un 5726, ad esempio.

Questa apparente “casualità” rompe gli schemi, non ci sono il rigore e la perfezione delle forme che di solito ritroviamo in un Nautilus Patek e ritengo che proprio questo “disordine” sia uno dei fattori chiave che ha decretato il successo dell’orologio. È “squilibrato” quanto basta da renderlo estremamente affascinante e diverso dal solito.

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Osservando la cassa, invece, si ritrova tutta l’essenza di Patek Philippe. Le forme sono armoniose e le proporzioni estremamente curate. Il materiale è sempre l’acciaio, la misura è di 40mm (misurati da ore 10 ad ore 16, come giustamente sottolinea Patek) per il diametro e di 8.52mm per lo spessore. La lunetta ha forma ottagonale smussata mentre la cassa ha un’architettura a oblò. Non è nè eccessivamente grosso, nè piccolo, è semplicemente perfetto sulla maggior parte dei polsi. Il bracciale è leggerissimo, è satinato tranne che sui collegamenti centrali tra le maglie, finemente lucidati.

Parliamo della meccanica: il calibro, composto da 295 parti e 29 gioielli, è il 240 PS IRM C LU (Petite Seconde, Indicateur de Réserve de Marche, Calendrier and Phases de Lune) con 21’600 alternanze/ora (3Hz), 31mm di diametro, bilanciere Gyromax e micro–rotore. Il 5712 monta un micro-rotore in oro da 3.98mm di diametro con impresso il marchio Patek Philippe. I benefici sono svariati. Innanzitutto, garantisce spessore ridotto, poiché snellisce notevolmente il calibro ed è pienamente visibile attraverso il cristallo zaffiro posto sul fondello.

La filosofia di questo marchio è racchiusa nel motto “You merely look after it for the next generation”, ma, in questo momento storico, ci sentiremmo di cambiarlo in “You merely look for it for the next generation”. Scherzi a parte, il Patek Philippe Nautilus 5712/1A–001 è forse il più ricercato tra tutti e ad oggi ha quotazioni dai 60’000€ a salire, a fronte di un prezzo di listino originale di 36.170€.

Il Patek Philippe Nautilus 5726/1A-014

La referenza 5726/1A-014 è l’erede del 5726/1A-014 ed ha a lungo rappresentato il modello più complicato della collezione, prima della introduzione del Nautilus Calendario Perpetuo. Il 5726/1A-014 è un calendario annuale (giorno, mese, data) e fasi lunari.

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Il Patek Philippe Nautilus 5726/1A–014 ha tutti i dettagli che rendono immediatamente riconoscibile la collezione. Cassa ottagonale con spigoli arrotondati, quadrante lavorato a sbalzo, indici a bastone in oro bianco, bracciale a finitura lucida e satinata, sfere a bastone, diametro di 40.5mm; il 5726/1A–014 rispetta i canoni standard della collezione, alla lettera o quasi. Ciò che lo contraddistingue è la combinazione di complicazioni, che avvicina questo Nautilus alla scuola delle complicazioni di alta orologeria per cui Patek era famosa più che allo spirito originale del Nautilus stesso. Ciò nonostante, ha però uno spessore di cassa decisamente più elevato.

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Il quadrante è ordinato, ben bilanciato e diviso sostanzialmente in due aree. Nella parte superiore, in prossimità delle ore 12, vi sono due piccole finestre rettangolari indicanti mese e giorno della settimana, mentre nella parte inferiore troviamo l’indicazione delle 24 ore, con al suo interno il disco delle fasi lunari realizzato in oro bianco, mentre la larga finestra della data è posta ad ore sei. Il quadrante del Patek Philippe Nautilus Nautilus 5726/1A–014 si fonda sulla perfetta simmetria che si sviluppa lungo l’asse verticale che passa da ore dodici ad ore sei.

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E’ abbastanza paradossale notare però che il Patek Philippe Nautilus Nautilus 5726/1A–014 non ha inizialmente riscosso lo stesso successo di un 5711 o 5712 (a prescindere dal posizionamento). La collezione Nautilus non è stata concepita per i puristi del marchio ginevrino ma, dalla nascita, è stata destinata ad un pubblico più giovane e desideroso di indossare un orologio di lusso, ma sportivo.

patek philippe nautilus 5726-1A due

Il rigore e la pulizia del quadrante, caratteristiche che tanto piacciono agli amanti dell’orologeria e che hanno radici profonde nello studio delle proporzioni tipiche dell’arte (la sezione aurea, ad esempio), sono stati “alterati” dalla complicazione introdotta con il 5726 rendendolo, probabilmente, quindi meno apprezzato da chi ama la purezza formale di un Nautilus solo tempo. Lo spessore ha inoltre giocato a nostro avviso un ruolo importante.

Il calibro Patek Philippe 324 S QA LU 24H/303.

L’anima del Patek Philippe Nautilus Nautilus 5726/1A–014 è il calibro automatico a rotore centrale 324 S QA LU 24H/303 dotato di 347 componenti che, seguendo alla lettera la sigla ciclopica, è dotato di secondi (S), calendario annuale (QA), fasi lunari (LU) e indicatore delle 24 ore (24H). Vanta una precisione delle fasi lunari tale da richiedere una correzione ogni 122 anni (abbastanza comune in alta orologeria, oggi), monta il bilanciere Gyromax® ad inerzia variabile, la spirale Spyromax® in silicio che oscilla a 4Hz (entrambi sono brevetti di Patek Philippe) ed ha una riserva di carica compresa tra 35 e 45 ore.

patek philippe caliber 324 S QA LU 24H 303

Se la regolazione dell’ora avviene tramite la classica corona di carica, la regolazione del calendario, invece, avviene tramite tre piccoli pulsanti disposti sulla cassa ad ore due, dieci ed otto rispettivamente, per l’aggiornamento di mese, giorno e fasi lunari. Così facendo, la cassa mantiene una pulizia generale di cassa paragonabile a quella di un 5711.

Il quadrante.

Se, prima dell’uscita di produzione della precedente referenza, si aveva la possibilità di scegliere tra due quadranti, uno di color antracite e uno di colore bianco, con la nuova referenza del Patek Philippe Nautilus 5726/1A–014 ha debuttato un quadrante di colore blu che uniforma questo Nautilus al resto della collezione e si ispira alla versione del 1976.

Il blu scelto per il quadrante è, ancora una volta, uno degli elementi distintivi, perché si pone a metà tra i toni scuri di un 5712 e la brillantezza di un 5740, presentando una gamma di riflessi (ed ombre) particolarmente ampia che lo rende parecchio attraente.

Patek Philippe Nautilus Calendario Perpetuo 5740-1G

Nonostante la grande complicazione utilizzata, generalmente associata a modelli più classici e di “alta orologeria”, il Patek Philippe Calendario Perpetuo 5740/1G è un Nautilus a tutti gli effetti con tutti i dettagli che hanno decretato il successo di questa collezione. Dalla forma ottagonale con gli angoli smussati della cassa al classico motivo a sbalzo del quadrante, al Patek Philippe Calendario Perpetuo 5740/1G non manca oggettivamente nulla.

Sebbene le dimensioni della cassa siano canoniche per la serie cui appartiene (40mm di larghezza, 44,05mm se si considera la corona e 44,3mm di lunghezza), meno canonici sono il materiale utilizzato, l’oro bianco, e lo spessore di cassa di soltanto 8.42mm, che lo rende un ultrapiatto pur non raggiungendo il valore del calendario ultrapiatto di Audemars Piguet.

patek philippe nautilus perpetual calendar 5740-1G

Questo dato non è banale quando si parla di un calendario perpetuo, complicazione che richiede un sviluppo della meccanica in direzione verticale non trascurabile. Il calibro adottato è il 240Q a carica automatica con micro-rotore, 48h di riserva di carica, 27 rubini, 21’600 alternanze/ora e ha, ovviamente, il sigillo di qualità Patek Philippe, capitolato interno di certificazione di tutti gli orologi.

Le varie indicazioni del calendario perpetuo sono intelligentemente raggruppate e visualizzate a due a due l’una all’interno dell’altra. A ore 6 le fasi lunari sono all’interno del datario, a ore 9 vi è l’indicazione dell’ora sulle 24 ore inserita all’interno del contatore per i giorni della settimana e ad ore 3 vi è l’indicazione dell’anno bisestile inserita nel contatore dei mesi.

I dettagli

Due sono i dettagli che maggiormente ci hanno colpito e che rendono un Patek Philippe Calendario Perpetuo 5740/1G affascinante: l’attenzione nella disposizione del calendario perpetuo ed il tono di blu del quadrante. Un calendario perpetuo, in quanto tale, fornisce informazioni molto diverse tra loro (dal giorno della settimana all’indicazione dell’anno bisestile). Trovare il giusto equilibrio tra facilità di lettura, eleganza e organizzazione delle informazioni, legate all’architettura meccanica del calibro, non è affatto semplice, ma in Patek sono maestri, è noto. La reale domanda da porsi, però, è perché il quadrante regali una tale percezione di equilibrio, anche su un complicato del genere.

La risposta è nel lavoro minuzioso sul gioco di simmetrie. La simmetria è una “tecnica” spesso usata nell’arte per trasmettere un senso di rigore, ordine, chiarezza visiva e quando viene unita a un attento studio delle proporzioni si riesce a raggiungere un senso di armonia.

patek philippe nautilus perpetual calendar 5740-1G tre

A partire da Mirone di Eleutère, passando per Michelangelo e Canova, proporzioni e simmetrie hanno permesso a numerosi artisti di realizzare opere al di sopra del tempo, che incarnano in pieno il concetto di perfezione ed armonia, e Patek Philippe ha reinterpretato in chiave orologiera e “sportiva” questi valori più di altri. Una simmetria che Patek Philippe rispetta sempre quando realizza calendari (associati al Nautilus, in particolare), come nel caso del Patek Philippe Nautilus 5726/1A–014, calendario annuale presentato a Baselworld 2019 che trovate al paragrafo precedente di questa guida.

patek philippe nautilus perpetual calendar 5740-1G due

Un interessante particolare è la differenza tra l’indicazione delle 24 ore e quella dell’anno bisestile (vedi i registri concentrici a sinistra e destra rispettivamente). I numeri delle due scale sono sfalsati di 45° l’uno rispetto all’altro, creando così un quadrante ancora più attraente ed equilibrato. A proposito della lavorazione del quadrante, è stata adottata la tecnica che permette di avere l’effetto “degradé” tipico dei Nautilus ma il tono di blu scelto è leggermente diverso.

patek philippe nautilus perpetual calendar 5740-1G uno

Non è scuro come su un 5711 ma nemmeno eccessivamente brillante ed elettrico come nel 5976 anniversario. È una via di mezzo che nei render disponibili in rete rende davvero poco, ma che dal vivo risulta interessantissimo e dalle nostro foto è evidente. Si abbina molto bene con la lucentezza e la brillantezza dell’oro bianco, riuscendo nell’intento di non spiccare eccessivamente, ma di valorizzare al massimo l’intero orologio creando un connubio fantastico.

Redazione @Horbiter®

7 Comments

  1. grazie sig. Di Biase, posso parlare con il ” esperto di quadranti con sede a Milano” ?
    abito a venezia ma ho una casa a Milano e ci vado frequentemente.
    grazie

  2. sta scherzando spero… i concessionari inoltrano gli orologi al “service Patek ” milano .. “asportano” i pezzi di ricambio !!!!!
    come se Lei avesse una ferrari del 60 e l’officina le rubasse il cruscotto originale per fornirle un pezzo di ricambio di fornitura … suvvia …

    • Gentile Grazia,
      conosciamo le specifiche di after sales dei marchi di orologeria; un esempio principe è il quadrante in trizio. Anch’io ho fatto realizzare un quadrante ex-novo da un esperto di quadranti con sede a Milano. In quel caso, però, il marchio in questione non offriva alcuna assistenza ai modelli vintage. Chiedere non costa nulla e non è impegnativo; per quanto riguarda il mondo della auto classiche, meglio talvolta un pezzo od un assembly da reverse engineering del reparto Heritage che da fonti non certe. Ho amici che su auto del genere hanno preso legnate. Saluti.

  3. buongiorno, ho improvvidamente e banalmente verniciato un quadrante rovinato intorno agli anni 90 del 900 di un 3700/1 nautilus acciaio , posso recuperare lo status “quo ante ” con una azione chimica di sverniciatura ?
    oppure posso ristampare il quadrante e chi lo fa ? a chi mi dovrei rivolgere?
    grazie

    • Buongiorno Grazia, il nostro suggerimento è sempre quello di rivolgersi al marchio in prima istanza. Può chiedere al concessionario ufficiale più vicino alla zona in cui abita. A questo link (basta cliccare) trova la pagina con l’elenco dei concessionari autorizzati in Italia. Saluti.

  4. buongiorno, ho un Nautilus del 1978 3700/1 acquistato nel 2001 il quadrante NON ha l’accento Genève … possibile ?
    grazie

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