TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36, la recensione

TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36, la recensione

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TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36

Cosa hanno in comune un Santos 100, un Royal Oak Concept ed un Monaco Twenty Four? Fondamentalmente nulla se non che rappresentano, ciascuno a modo proprio, un salto generazionale! È anche evidente che dei tre marchi che rappresentano (Cartier, Audemars Piguet, TAG Heuer) TAG Heuer fosse, alcuni anni fa, quello ad averne più bisogno quando è arrivato al comando Jean-Christophe Babin.

Jean Christophe BabinDal momento in cui Jean-Christophe è stato CEO di TAG Heuer (ora è a capo di Bulgari), il marchio svizzero ha iniziato a generare nuove idee ed essere un marchio all’avanguardia, due attributi che sono parte della sua storia e scritti a chiare lettere nella sua missione. Babin ed il suo team hanno rivisitato tutta la gamma del brand, incluso l’intoccabile ed anche un po’ “appannato” Monaco e lo hanno cambiato, aggiornando il modello tradizionale (Monaco Calibre 12) ma creando al contempo qualcosa di nuovo.

TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 ConceptIl primo frutto di questo lavoro, tuttora in corso, si è visto ad una conferenza stampa del 2009 quando TAG Heuer ha presentato alla stampa il primo frutto del suo piano di sviluppo: il TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 Concept. Una visione completamente nuova del Monaco che sta alla versione originale come Lewis Hamilton come ambasciatore sta a Steve McQueen. L’unico (riuscito) legame ideale tra passato e futuro era nella doppia striscia verticale sul quadrante chiaramente ispirata alla leggendaria livrea Gulf, sponsor storico di Ford e Porsche nelle più prestigiose gare di durata.

TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 dueCassa sovradimensionata ed elaborata da 40,5mm, viti a brugola agli angoli, movimento meccanico sospeso elasticamente alla cassa per proteggerlo da urti accidentali sono le principali caratteristiche di un modello che tuttora è ancora piuttosto sconosciuto al pubblico italiano, anche a chi ha un TAG Heuer (demerito anche di alcuni retailer che non lo fanno risaltare a dovere nei display).

TAG Heuer Monaco Calibre 36 McQueen Boutique Edition twoCirca 4 anni e 4 versioni dopo sono riuscito finalmente a mettere le mani su un TAG Heuer Monaco Twenty Four McQueen Boutique Edition. Questo almeno il nome al debutto di una versione che trovate ora normalmente in collezione sul sito ufficiale con il nome di TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 Chronograph. Il primo della collezione e secondo me anche il più evocativo e riuscito è stato proprio il Black PVD nato come Concept, ed arrivato sul mercato nel 2010.

TAG Heuer Monaco Calibre 36 McQueen Boutique Edition ottoTAG Heuer in questo senso vanta un primato: i suoi modelli Concept diventano modelli di serie alla velocità della luce, basti vedere quanto ha fatto già con il Monaco Sixty Nine. Non fa Concept tanto per stupire, ma realizza prototipi già in avanzato stato di industrializzazione. La gamma si è poi allargata con modelli più tradizionali e con cassa in acciaio e tre versioni, inclusa quest’ultima che, nata come versione boutique insieme al più piccolo Monaco Calibre 11, credo sia ormai modello di normale produzione.

TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36La “magia” di quest’orologio è tutta nella costruzione della cassa, nella disposizione e finitura di movimento e quadrante tanto che a prima vista ti sembra di osservare un super complicato realizzato da una piccola manifattura indipendente, ma è in realtà “semplicemente” un cronografo. Il trucco è nell’aver realizzato una cassa a forma di telaio, cui è sospeso, tramite quattro sostegni tubolari agli angoli, il calibro 36, che nel linguaggio TAG è un calibro El Primero 400, opportunamente personalizzato. Se però osservate un El Primero 400, le sue finiture hanno poco di high-tech, per cui i designer di TAG Heuer hanno creato un rotore circolare a tre bracci con massa eccentrica in Tungsteno, che da solo vale il 50% della motivazione all’acquisto.

TAG Heuer Monaco Calibre 36 Twenty Four Orange AccentsIn un orologio a sviluppo verticale, il concetto di profondità è tutto per cui il lato quadrante dell’orologio è quello di un Monaco solo all’apparenza perchè è diviso in più parti: i due piccoli classici contatori quadrati sono tagliati da una fascia verticale a rilievo di colore blu con doppia striscia di colore grigio, su cui è posto ad ore 12 il numero 24 sovradimensionato ed è applicato il logo TAG Heuer. Le diverse parti in primo piano (7 a prima vista esclusi lancette, quadranti e datario) sono assemblate tra loro tramite sei piccole viti.

TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 fiveAl polso il TAG Heuer Monaco Twenty Four Calibre 36 Chronograph è imponente e…trasparente grazie al fondo a vista, alla geometria della cassa ed al movimento sospeso; lo ami o lo odi e, a dispetto del diametro (+1,5mm vs il Monaco), è lo spessore della sua cassa a fare la differenza rispetto al Monaco tradizionale (la foto comparativa fatta dai nostri amici di Calibre11 è eloquente). È anche vero che non lo valuti come alternativa al classico Monaco, perchè rappresentano due scelte antitetiche. Se cercate l’eccellenza del Monaco, non siete nostalgici ed avete un polso generoso potrebbe essere il Monaco giusto per voi, è un orologio tecnicamente superlativo, ben rifinito, appagante, con una forte personalità e poco diffuso. Quest’ultimo aspetto, quando il prezzo di listino supera i 10000 Euro, è per me un importante fattore di scelta.

Mi piace, mi è sempre piaciuto ma, se dovessi scegliere una delle quattro versioni, andrei sulla prima, quella del 2010, con cassa nera e quadrante Gulf: l’ho vista per caso al polso di un signore in un ristorante di Parigi ed è insuperabile, ma è anche fuori produzione, per cui inizia ad essere difficile da trovare. TAG Heuer ha forse preferito renderlo negli anni più classico e borghese, per cui oggi in collezione si trovano due sole versioni, la referenza CAL5111.FC6299 di questo articolo e quella con quadrante nero referenza CAL5113.FC6329, entrambi con cassa in acciaio lucida. Ma, se è così, è una scelta che non comprendo fino in fondo, perchè TAG ha, al contrario, realizzato il Monaco Calibre 12 con rivestimento PVD. Lascerei piuttosto al Twenty Four Calibre 36 il ruolo di portabandiera tecnologico della gamma (escludendo l’altissimo di gamma V4 si intende) aggiungerei nuovamente la versione del 2010 con cassa in Titanio.

(Photo credit: courtesy of TAG Heuer; Google; Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C. @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

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