Omega Globemaster

Omega Globemaster è la nuova visione di Omega

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C’è stato molto clamore a marzo a Basilea, durante la presentazione della nuova collezione Globemaster. Omega ha organizzato una serata dedicata, ha tenuto nascosta la novità prima della fiera e solo in quell’occasione Stephen Urquhart ha tolto i veli ad una collezione che rappresenta per il marchio molto più di una nuova gamma di orologi e per l’industria svizzera dell’orologeria molto più di un nuovo modello della sua infinita offerta.

La prima reazione generale e nota è stata quella di associare esteticamente il Globemaster ad analoghi modelli di Rolex (parlo dei Day-Date con lunetta zigrinata), con il risultato di aver spostato l’attenzione dai veri contenuti del Globemaster, che sono più tecnici che estetici (senza nulla togliere a quella che ritengo essere una estetica riuscita) e rappresentano i veri argomenti alla base di questo progetto.

È vero però che Omega, che ha iniziato da alcuni anni un percorso di riposizionamento verso l’alto, ha messo Rolex nel mirino, non è un mistero. Negli uffici del Marketing di Prodotto il marchio di Ginevra rappresenta con buona probabilità il competitor numero uno nei documenti di analisi concorrenza, il marchio da raggiungere e superare per immagine e contenuti. La lunetta zigrinata è un patrimonio estetico anche della storia di Omega e l’Omega Globemaster è concettualmente l’unione di due diversi modelli, uno degli anni 50, l’altro degli anni 60. Plauso al marchio per aver riproposto con coraggio un dettaglio estetico della loro storia che li espone a facili commenti e superficiali valutazioni estetiche, che non sono però il principale argomento di conversazione, quando si parla del Globemaster.

Il primo vero argomento è il prodotto nel suo complesso (cassa, bracciale, quadrante), esclusa la meccanica, per un attimo. La collezione Omega Globemaster rappresenta sicuramente il nuovo benchmark interno in termini di qualità costruttiva: la fattura della cassa, lo “stile al servizio della qualità percepita” (le anse diritte ed allungate ad esempio), la precisione degli allineamenti tra le parti sono assolutamente eccezionali. Per capirlo a fondo, dalle foto, osservate in particolare gli Omega Globemaster con bracciale e guardate come il bracciale si integra perfettamente con la cassa; dalle anse fino alla chiusura a scomparsa con logo Omega è un’unica soluzione di continuità. Un orologio pensato a fondo, nei dettagli, il che dimostra che gli obiettivi di progetto (design, qualità di prodotto e processo, etc…) erano sfidanti.

L’altro punto è la certificazione “Master Chronometer”. Non entrerò nei dettagli tecnici, riporto le parole di Nick Hayek, CEO di Swatch Group: “Questo nuovo processo di certificazione degli orologi gioverà all’intera industria, non solo in Svizzera, ma anche in Cina, in Giappone e in tutti quei paesi che vantano una storia orologiera innovativa. Ma soprattutto porterà grandi benefici anche ai clienti e questo è straordinario”. Questa frase è una pesante riaffermazione di leadership e Omega Globemaster ne è il mezzo.

Il primo è un messaggio ai competitor e si legge così: siamo da oggi noi i depositari della migliore tradizione svizzera in termini di precisione cronometrica e ve lo dimostriamo (messaggio diretto a Ginevra), da ora il punto di riferimento per tutta l’industria degli orologi, inclusa quella emergente (la Cina conta non solo fornitori di componenti ma anche interessanti realtà industriali che realizzano orologi meccanici) e quella, “minacciosa”, che avanza dal Giappone. Piaccia o meno, marchi come Seiko e movimenti come Hi-Beat, Spring Drive oltre a certificazioni come la ISO per i diver rappresentano best in class nelle rispettive categorie. È infine un messaggio chiaro al cliente finale: qui trovate il meglio ed un nuovo modo di interpretare la relazione con il vostro marchio di orologi.

Parlando del competitor principale e premesso che credo non esista un italiano che compri un Rolex per la scritta Chronometer sul quadrante (sicuramente non è tra le motivazioni si acquisto) è indubbio che questa nuova certificazione rappresenti un passo molto importante per l’orologeria, un superamento a doppia velocità del COSC, con cui il marchio di Ginevra dovrà prima o poi avere a che fare. Vedremo se rilancerà o meno. La maggioranza delle persone che comprano orologi non hanno ancora compreso pienamente la portata tecnologica del Master Chronometer così come, ad esempio, la realizzazione di un movimento che resista al più forte campo magnetico oggi misurabile senza bisogno di alcuna protezione aggiuntiva.

Queste considerazioni mi portano anche ad alcune considerazioni sul marchio: che impatto avrà Omega Globemaster sulle altre collezioni del marchio? Non mi riferisco alla sola diffusione in gamma della tecnologia Master Chronometer che prima o poi avverrà, ma al messaggio generale. La logica vorrebbe che dal  punto di vista del brand e della standardizzazione, le tecnologie del Globemaster vengano presto estese a buona parte della produzione.

Non tutte le collezioni si prestano oggi a sposare la tecnologia Master Chronometer, pensate ad esempio alla collezione classica Speedmaster (Moonwatch e First Omega in Space); quest’ultima dovrà però aggiornarsi prima o poi perchè, altrimenti, il flagship di Omega rischierebbe di rimanere al palo, non contribuendo a quel riposizionamento in atto nel marchio. Perchè non valutare allora la creazione del calibro 321 del 21-mo secolo con tecnologia Master Chronometer e, per completare il ciclo, l’introduzione della certificazione ISO 6425 sui diver (che a Ginevra non hanno, ma in Giappone si)?

(Photo credit: Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C. @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

1 Comment

  1. The all new aesthetic view to the Omega collection is very rewarding and demonstrates the all human element in excellence when it comes to creation. Combining knowledge, design and user friendliness in projecting a superb article of jewelry, very majestic. I like very much.

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