Hublot Classic Fusion Ferrari GT

Hublot Classic Fusion Ferrari GT: anteprima

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Sono tante le partnership tra case automobilistiche e marchi di alta orologeria, poche riescono a durare a lungo come quella che unisce Ferrari ed Hublot dal 2011, dopo che la casa di Maranello ha terminato un progetto di collaborazione con un altro marchio che non ha riscosso il successo sperato. La Scuderia Ferrari ha in questi anni cambiato management, tecnici di pista ed ingegneri, ma al loro polso, durante la diretta dei Gran Premi di Formula 1, compariva e compare tuttora un orologio Hublot. Anche il compianto Sergio Marchionne, quando era presente sui circuiti di gara, indossava spesso un Hublot Big Bang. Dovere contrattuale, si potrebbe obiettare, ma portare un complicato del marchio di Nyon al polso è un piacere per gli appassionati di meccanica.

Hublot e Ferrari come Pininfarina e Ferrari, ma a ruoli invertiti.

Le operazioni di marketing, che qualche marchio propone ancora in Formula 1, hanno fatto il loro tempo; inserire un logo e cambiare qualche colore non funziona più, e difficilmente rende quel prodotto più attraente. E’ un tipo di operazione superato. Il concetto di partnership tecnica si è estesa anche a questi progetti di collaborazione, che tanto ricordano l’epoca d’oro delle collaborazioni tra carrozzieri e motoristi, molto popolare fino alla fine degli anni 90: oggi lo stile delle Ferrari è curato dal Centro Stile interno e, ironicamente, il Centro Stile Ferrari ha svolto in questo caso il ruolo che svolgeva un tempo un carrozziere.

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L’integrazione del Centro Stile all’interno della struttura organizzativa è una strategia che non riguarda solo Ferrari, ma anche Aston Martin, Lamborghini, e tanti altri, ed ha segnato la fine di realtà come Pininfarina, Bertone, Italdesign, uno scenario in cui resiste ancora qualche piccola realtà storica (Zagato).

Hublot Classic Fusion Ferrari GT: il Big Bang del futuro?

Per quanto mi riguarda, Hublot aveva bisogno di una scossa, soprattutto stilistica, e di un prodotto che raccontasse meglio dei precedenti, in particolare i Big Bang, la sinergia tra la Svizzera e Maranello, superando il concetto di orologio realizzato per sovrapposizione di layer, che ha fatto la fortuna del marchio. Il trend attuale, soprattutto nell’alto di gamma tecnologico, è quello di realizzare orologi con struttura monoscocca, come Hublot ha già fatto con successo quando ha concepito il Techframe.

Flavio-Manzoni-Ferrari-Head-of-Design

Nelle partnership, inoltre, il trend è quello di creare team di sviluppo congiunti, ed è ciò che Ferrari ed Hublot hanno fatto, mettendo intorno al tavolo di lavoro il team diretto da Flavio Manzoni ed il team R&D di Hublot. In realtà, già con il LaFerrari si era creato un progetto del genere, ma Hublot Classic Fusion Ferrari GT è una collezione più accessibile (tenendo conto del posizionamento generale del marchio) ed una proposta totalmente nuova, soprattutto esteticamente, tra gli orologi di architettura classica.

Hublot-Classic-Fusion-Ferrari-GT-Titanium

L’architettura a layer si trasforma così in una struttura quasi unica, con un nucleo centrale sospeso e collegato ad un telaio in un sol pezzo attraverso le classiche viti ad H di Hublot. Le anse sono integrate ed allungate fino a costituire la prima parte del bracciale. Questa struttura ha molti elementi in comune i primi Hublot, quelli degli esordi e dell’era pre-LVMH. Il marchio ne ha approfittato per semplificare le linee di un orologio che ha raggiunto, proprio nelle declinazioni Big Bang un livello di complicazione estetica talvolta eccessivo; dubito quindi che si tratti di un esperimento isolato.

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Parlare di “carrozzeria” non è così distante dalla realtà: le linee sono sinuose, c’è soluzione di continuità, interrotta dai pulsanti crono che si ispirano a delle viti a brugola. E le anse scavate ai lati ricordano le fusioni del monoblocco di un motore. Il quadrante è senza dubbio un richiamo ai contatori del cruscotto delle GT di Maranello: nel font ad esempio, e nei due registri crono che ricordano i contatori separati anche se Ferrari, soprattutto con la ultima nata, la SF90 Stradale, ha definitivamente sposato la tecnologia del cruscotto completamente digitale.

Hublot-Classic-Fusion-Ferrari-GT-3D-Carbon

E’ la versione King Gold del Classic Fusion Ferrari GT ad esaltare al meglio il contrasto tra cassa (larga 45mm), layout a due contatori e calibro Unico a vista attraverso un vetro in zaffiro che permette di vedere la ruota a colonne in azione quando si aziona il pulsante rosso del cronografo. Hublot ha presentato a Basilea tre versioni del Classic Fusion Ferrari GT: una in titanio, una in King Gold ed una in composito 3D di fibra di carbonio per una produzione totale di 2000 esemplari (1000 per la versione titanio e 500 per altre due) tutte dotate dello stesso calibro Unico HUB1280 con funzione Flyback e tre giorni di massima riserva di carica.

Considerazioni su Hublot, e sul Classic Fusion Ferrari GT.

Piuttosto che di serie limitata, è meglio parlare di visione nuova del classico cronografo sportivo targato Hublot, interpretato questa volta da Ferrari. Dopo aver estremizzato il concetto del Big Bang, ed esplorato nuove strade con il Techframe, Hublot gioca la carta della partnership per dare autorevolezza ad un concetto di cronografo sportivo totalmente inedito per il marchio, che abbandona temporaneamente la complicazione estetica del Big Bang, drenando idee dai cronografi sportivi a due contatori degli anni ’70, con bracciale misto metallo e pelle. E’ un’idea di prodotto che mi piace, con l’esclusione della versione in carbonio, perché la potenza estetica del Classic Fusion Ferrari GT è proprio nel contrasto tra la cassa in metallo ed il movimento a vista, tra superficie morbida e quadrante Ferrari GT, che nella versione carbon si perde. Per il resto, sarà il mercato a confermare se la strada intrapresa da Hublot sia quella giusta o meno.

(Photo credit: courtesy of Hublot)

Gaetano C @Horbiter®

Instagram – Gaetano Cimmino

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