Quando ho visto per la prima volta l’Hamilton Chrono–Matic 50 mi sono immediatamente venute in mente scene dal film Rush e dai Gran Premi degli anni 70, quelle della 24 Ore di Daytona e di Paul Newman, e le gare del campionato americano AMA di motociclismo. Se l’intenzione di Hamilton era quella di rinforzare le sue origini americane (e gli orologi dei fantastici anni settanta), direi che ci è riuscita in pieno.
Il Chrono–Matic 50 di Hamilton chiude il 2019 celebrando contemporaneamente cultura americana e industria svizzera. Nel nome, Chrono–Matic, c’è un chiaro riferimento ad un evento storico: la nascita del calibro 11, frutto di un ambizioso progetto industriale, roba da fare impallidire le joint-venture tra colossi dell’automotive.
In tutta sincerità, non sono un esperto del mondo vintage ma amo proiettarmi nel futuro; ammiro, però, l’inarrestabile spirito pionieristico e bellezza delle forme di alcuni orologi del passato. A differenza di alcuni, non mi scandalizzo quando vedo una forma del passato riproposta nella sua forma originale.
Del resto, se uno stile è attuale e di successo, perché non rilanciarlo? Orologi come il Chrono–Matic 50, evidentemente un flagship di Hamilton, hanno anche il pregio di farci conoscere indirettamente storia e pietre miliari di quel marchio.
Fino al lancio ufficiale della serie limitata che vedete in quest’articolo, di cui abbiamo avuto una breve anticipazione in foto durante la giornata intitolata “Maestro per un giorno”, non sapevo alcunchè dell’esistenza di un Chrono–Matic sportivo anni ’70.
In sintesi, credo che una operazione del genere contribuisca a diffondere la storia del marchio, obiettivo non dichiarato ma palpabile, proseguendo sulla scia di quanto fatto con successo con orologi quali Hamilton Intra–Matic Crono.
In questo caso, la sensazione è che l’operazione nostalgia sia ancor più incisiva che altrove: la cassa da 48,5mm di diametro (ad altezza corona) per 51,5mm (sul lato più lungo), è meno imponente dal vivo di quanto le dimensioni possano far presagire, su carta, ma fedelissima alla versione originale; è lo spessore la dimensione con cui occorre familiarizzare.
La forma della cassa, squisitamente anni settanta con la lunetta estesa e a forma conica (cassa vagamente a cuscino), dissimula bene le dimensioni extra-large. E’ da questo punto di vista incredibile quanto il design possa influire positivamente sulla percezione degli ingombri di un oggetto.
Storicamente, il Chrono–Matic 50 nasceva come un cronografo sportivo, ma da “aviatore”: la sua somiglianza con un Omega Flightmaster è incredibile, del resto appartengono allo stesso periodo storico.
I pulsanti cronografici di color rosso tipo “Ergal” lo fanno sembrare pronto per essere usato nella prossima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale; il quadrante nero con contatori bianchi a contrasto (bi-compax e Reverse Panda) è fedele all’originale ed il vetro zaffiro curvato ha sostituito il vetro in acrilico. Menzione speciale va alle finiture: esecuzione di cassa spazzolata e quadrante sono semplicemente perfetti.
Qual è la versione originale cui questa riedizione fa riferimento? Eccola nella foto in alto, proveniente da un listing su eBay, che aiuta a capire quanto fedelmente i designer di Hamilton si siano ispirati al Count–down Chrono–Matic GMT 141001–3: questa la sigla del progenitore del nuovo Chrono–Matic, che differisce dall’originale non solo per l’adozione del calibro 11 (quest’anno ricorrono cinquant’anni dal suo lancio ufficiale), ma anche per la complicazione GMT non presente sulla versione attuale.
Se si esclude la disposizione dei pulsanti crono e dei registri, dovuti alla singolare architettura del calibro 11, la somiglianza tra le due versioni è impressionante. L’Hamilton Chrono–Matic 50 conserva la corona addizionale per azionare il disco del count-down mentre il calibro montato all’interno del moderno Chrono–Matic 50 è codificato come H–31 e deriva da una base Valjoux elaborata, secondo l’attuale standard ETA, la cui riserva di carica è stata portata fino a 60 ore.
E’ più corretto quindi parlare di tributo piuttosto che di riedizione, anche se avrei accolto con grande favore un calibro crono con ruota a colonne, visto che proprio nel catalogo di ETA soluzioni del genere non mancano, pur comprendendo che la scelta tecnica deve probabilmente sposarsi con il posizionamento di Hamilton e, desumo, garantire un prezzo non troppo elevato.
Se l’Hamilton Chrono–Matic 50 GMT Count–Down era un cronografo pensato per i piloti dell’aviazione civile ed i loro viaggi frequenti tra un fuso orario e l’altro (così era almeno pubblicizzato in una locandina destinata proprio ai piloti), il moderno Chrono–Matic 50 è un cronografo racing che sostituisce il bracciale in acciaio con un cinturino in pelle traforata tipo “Rally Strap”, sostituendo l’aria con la terra, ma percorsa ad alta velocità, il suo scenario preferito. Imponente (e non per tutti), di fortissima personalità e con logo storico, l’Hamilton Chrono–Matic 50 verrà realizzato in 1972 esemplari, ciascuno al prezzo di 2.295€.
Chissà che sull’onda del successo di questa versione, che è piaciuta a tutti gli amici che ho incontrato nelle ultime due settimane, Hamilton non ne proponga una seconda versione, magari con complicazione GMT. Infine, un ringraziamento speciale va all’amico e centauro falcon_crest75 che ha reso possibile questo photo-shooting.
(Photo credit: Marco Antinori per Horbiter®)
Gaetano C @Horbiter®