Rado Anatom, la recensione

Rado Anatom, la recensione

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rado anatom 1

Introduzione

Quando parli di Rado, entri in una dimensione da cui osservi lo Swiss Made da una prospettiva inedita, alternativa alla narrazione tradizionale. La meccanica sembra spostarsi per un istante in secondo piano, per lasciare spazio ad una filosofia basata sull’orologio che resiste a tutti i possibili maltrattamenti della vita quotidiana, preservando indefinitamente il suo aspetto originale.

rado master of materials
Fonte: Rado

La storia del marchio segue una curva spazio-temporale alternativa, scandita da eccezionali traguardi sui nuovi materiali ed uno stile tale da relegarlo ad un universo parallelo dell’orologeria. Sotto questo aspetto, la storia da Master of Materials è decollata nel 1962 con il DiaStar 1, il primo orologio al mondo resistente ai graffi ed antesignano degli attuali DiaStar Original.

rado diastar 1 1962
Fonte: Rado

Da quel momento in poi, lo sviluppo dei materiali non si arresterà più ed avrà nello stile, egualmente originale, l’alleato di una storia mai banale, la cui schiera di appassionati raccoglie giovani e meno giovani che indossano con orgoglio i loro Rado moderni come quelli vintage. È un pò come entrare in un caffè e scoprire che la musica dei Led Zeppelin unisce boomer e generazione Z.

La strada verso il DiaStar Anatom

La forma quadrata o rettangolare non è ovviamente un’esclusiva del marchio ma Rado ne ha fatto una bandiera per alcuni dei suoi traguardi tecnici e di immagine di marca.

rado manhattan 1967
Fonte: Rado

Il primo di quella che rappresenterà una lunga serie di modelli con cassa di forma è il Manhattan, più audace nelle forme che nella sostanza, sebbene la cassa fosse impermeabile all’acqua.

Dal primo Hardmetal al cristallo in vetro zaffiro

Più interessante fu, a tal proposito, il Glissière del 1978, erede del prototipo del 1976, dotato di cristallo zaffiro integrale, esteso cioè fino ai bordi della cassa. Era l’epoca dei voli commerciali supersonici e dei primi personal computer, di una corsa all’innovazione di cui Rado ambì a diventare il rappresentante tra i marchi Swiss Made dell’orologeria.

Rado Glissiere 1978
Fonte: Rado

Il marchio ha proseguito lo sviluppo dello zaffiro realizzando il modello V2200, che significa 2200 Vickers, il cui vetro come sul Glissière era smussato ai lati.

rado v2200
Fonte: Rado

Il progetto ha negli anni duemila trovato nel V10k del 2002 in diamante high tech la consacrazione e l’apice tecnologico: l’orologio più resistente al mondo.

Rado V10K
Fonte: Rado

Prima ha però alimentato Anatom. Il primo Anatom è concettualmente l’erede del V2200 ma con cassa e vetro di forma curva per la prima volta.

rado diastar anatom 1983 uno
Fonte: Rado

Il Rado Anatom presentato nel 1983 porta al debutto il primo vetro zaffiro ricurvo su entrambi i lati.

Il moderno Rado Anatom

Sono trascorsi quarant’anni dal debutto di Anatom, l’orologio “in grado di adattarsi al polso per un comfort perfetto” come recitava la pubblicità dell’epoca.

rado anatom

Siamo quest’anno entrati nel quarantunesimo anno dal lancio del primo modello e si spiega così la presentazione ufficiale della nuova collezione avvenuta in chiusura del 2023 mentre i primi esemplari si affacciano ora sui mercati internazionali.

La cassa anatomica

Il concetto di cassa anatomica è oggi un pallino di molti marchi, in particolare quando la cassa è di forma, per favorirne il confort. Tornando alle origini, il Rado Anatom del 1983 debuttò con un calibro al quarzo, una scelta che favorisce la curvatura della cassa grazie al ridotto spessore del movimento che comporta un fondo cassa piatto ma molto sottile.

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La dimensione trasversale del nuovo Anatom si ferma a 11,3mm e la cassa è composta da un modulo centrale in acciaio trattato PVD nero ed una carena in ceramica che comprende lunetta e carrure ed integra, in alto ed in basso, il cinturino in gomma secondo uno schema pensato per aderire il più possibile al polso.

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Questa geometria esalta poi la curvatura del vetro e la silhouette complessiva. Il vetro, un piccolo capolavoro di tecnologia e finitura, è un cristallo zaffiro cilindrico arrotondato, metallizzato nero ed incollato alla lunetta.

Tre opzioni di quadrante, al lancio

Posti uno di fianco all’altro vecchio e nuovo, si scopre che i designer hanno ottenuto quasi lo stesso rapporto di forma e la prova al polso dimostra che si è raggiunto l’obiettivo, “nome omen”, di una piacevole indossabilità pur notando lo spessore del modulo centrale.

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La vera sfida è stata infatti progettare un orologio che meritasse il titolo di “Anatom”, questa volta con un calibro automatico. Il vetro si accoppia a tre opzioni di quadrante fumé affascinanti: lo sfondo è laccato lucido blu, verde, cognac con una spazzolatura orizzontale che rende l’orologio molto sofisticato, a metà tra uno sportivo ed un orologio vagamente classico.

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Rado ha scelto tre tinte popolari, più un quarto modello in serie limitata a soli 40 esemplari che celebra il modello Jubilè del 1990. Gli indici applicati sono in questo caso sostituiti da 11 diamanti taglio baguette mentre la lunetta è in ceramica lucida anziché opaca.

Il cinturino

Il nuovo Anatom monta un morbidissimo cinturino in gomma integrato che assomiglia ad un bracciale, ed omaggia, nella trama, i bracciali Anatom degli anni 80. Monta una deployante in acciaio con chiusura in ceramica nera opaca, doppio pulsante di sicurezza e micro slitta di regolazione fine.

Siamo tra i fan della fibbia ad ardiglione dappertutto. Reputiamo sia più facile da usare ma è comprensibile la scelta di prodotto di voler offrire ai clienti un cinturino con fibbia pieghevole. E’ la scelta più popolare a giudicare dalle intenzioni d’acquisto.

Il calibro RADO R766

Rado ha riscritto la storia della collezione montando su Anatom un calibro a carica automatica che lo eleva al rango superiore. Ricorda che essere Master of Materials non richiede necessariamente rinunce al capitolo performance meccaniche.

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L’orologio monta il movimento R766, automatico da tre giorni di massima autonomia dotato di spirale Nivachron™. Non l’avrei esposto sul fondo cassa esclusivamente per ragioni legate al design complessivo. Anatom è nato come un orologio-bracciale monolitico ed un fondo cassa solido, anche perché il calibro del 1983 era al quarzo. Credo che vada comunque preservata quella immagine di prodotto.

Considerazioni finali

Bentornato Anatom e grazie Rado per aver arricchito il settore con qualcosa di originale che spezza l’ovvietà di molte creazioni mainstream. Non è un orologio rivoluzionario quanto il progenitore, non ha la pretesa di esserlo, e propone un design personale, equilibrato, con una storia alla spalle. E’ lontano da frivolezze che rischierebbero solo di polarizzare il pubblico potenziale.

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Rado ha puntato sulle finiture, tra cui spicca la combinazione vetro-quadrante che nei toni richiama a tratti la fortunata serie Rado Ceramica degli anni novanta. Si poteva forse osare qualcosa di più al capitolo materiali e giocare maggiormente con i materiali a catalogo, anche solo con la ceramica. Anatom ha un listino di 3.800 Euro ponendosi in una fascia media di prezzo più alta, da modello flagship dei solo tempo Rado.

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Mentre lo osserviamo ed apprezziamo il morbido cinturino in gomma, la fantasia corre ed immagina quali possano essere le future estensioni di gamma. Tra esse non può mancare, prima o poi, una versione con bracciale integrato e, magari, ultra-piatta. E’ una configurazione che il mercato richiede con sempre maggiore insistenza: meccanico o al quarzo, non importa. Per maggiori informazione visitate il sito ufficiale Rado.

(Photo credit: Horbiter®)

Giovanni Di Biase @Horbiter®

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