Breguet Tradition 7047, la nostra recensione esclusiva

Il Breguet Tradition 7047, la nostra recensione esclusiva

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Come sarebbe l’orologeria senza Breguet? Molto diversa da come la conosciamo, non saremmo qui a parlare di alcune complicazioni meccaniche, almeno il 50% degli articoli di alta orologeria presente in rete svanirebbe all’istante e tutta l’orologeria, in particolare quella svizzera, avrebbe forse un peso decisamente minore nella storia di quello che le è oggi riconosciuto.

In più di una occasione, nel descrivere le caratteristiche tecniche di alcuni complicati, sia che si tratti di un tourbillon o di alcune parti della meccanica di un orologio, abbiamo spesso fatto riferimento al nome Breguet ed all’uso che molti marchi di orologeria fanno ed hanno fatto dei brevetti depositati dal famoso maestro orologiaio francese; l’ultimo caso, in ordine di tempo, la scorsa settimana quando ho scritto del quadrante “Frost” realizzato da MB&F sulla sua ultima Legacy Machine.

Una assenza importante su Horbiter che inizia ad essere colmata, giustificata in parte dal fatto che i Breguet non hanno larga diffusione, che il tempo a disposizione durante le fiere non è mai sufficiente e che il Breguet Tradition 7047 non è il tipo di orologio che trovi tanto facilmente in giro; è un modello del 2014, è un complicato di altissima orologeria venduto al prezzo astronomico e proibitivo, per molti, di circa 190.000€ ed è disponibile esclusivamente presso le boutique del marchio sparse in giro per il mondo. Se foste interessati, la boutique di Milano ne ha uno ancora disponibile in platino, esattamente quello che vedete in foto.
E’ il primo di una serie degli articoli dedicati anche alle novità 2015 raccontate attraverso foto dal vivo, che preferisco alle foto digitali e che rendono, più che in altri casi, giustizia estetica all’eccezionale lavoro di meccanica fatto dai maestri del marchio; la collezione Tradition è poi la collezione Breguet per eccellenza, quella che meglio rappresenta, sicuramente dal punto di vista stilistico, l’apice di notorietà del marchio, in un periodo compreso tra la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo, epoca in cui se volevi regalarti un Breguet dovevi versare una somma di denaro in anticipo ed aspettare, cosa che oggi faresti per entrare nella lista d’attesa di una Ferrari. A Nicholas Hayek va il merito di aver riportato in auge il marchio in epoca moderna ed avergli restituito quella fama che meritava e che si era sbiadita alcuni anni prima del suo arrivo.
Era il 26 giugno 1801 quando Abraham Louis Breguet brevettò il Tourbillon e quella data è incisa sul fondello del Breguet Tradition 7047 (Brevet du 7 Messidor an 9). Più che un semplice maestro orologiaio è corretto definire Breguet un inventore e la manifattura svizzera onora oggi la sua memoria portando le sue invenzioni ad un livello ancora più alto, aggiungendo alla tradizione il meglio della ricerca avanzata su materiali e tecnologie, su cui il gruppo di cui fa parte ha fortemente accelerato negli ultimi anni e che rappresenta la traduzione moderna dello spirito pionieristico del suo fondatore. Da un punto di vista tecnico, il Breguet Tradition 7047 è un Tourbillon con sistema fuso-catena, una soluzione che serve sostanzialmente a garantire un rilascio di energia costante dal bariletto al treno del tempo, soluzione tornata alla ribalta negli ultimi due o tre anni e di cui abbiamo già parlato in più di una occasione (basta sfogliare la nostra sezione dedicata all’alta orologeria).
E’ una soluzione pregiata che affonda le sue radici nella pura tradizione, cui Breguet ha associato scelte tecniche che non sono visibili ma vanno spiegate, a partire dalla famosa spirale che citiamo spesso come “spirale Breguet” e che nella sua ultima versione si è evoluta ulteriormente: Breguet, tra le innumerevoli invenzioni, dettate dalla sua costante ricerca della massima precisione di misura, ha la paternità di una spirale che rappresenta una importante modifica della tradizionale spirale con curva di Huygens. Quella spirale è realizzata a partire dal 2006 in silicio e non più in metallo, ed unisce ad una geometria “performante” su carta alcune caratteristiche che solo la scelta dei giusti materiali poteva ulteriormente migliorare: il silicio ha proprietà antimagnetiche che nessun metallo può vantare ma ha rappresentato anche una sfida difficile da vincere perché non ha certo la malleabilità di un metallo.
In alcuni modelli la spirale in silicio è associata a scappamento ed ancora dello stesso materiale (non ho informazioni precise se sia utilizzato o meno anche sul Breguet Tradition 7047) ma il messaggio lanciato dalla manifattura è quello di migliorare soluzioni universalmente valide, agendo laddove era impossibile farlo alla fine del 18° secolo. Il silicio ha inoltre il vantaggio di essere leggero (come lo è il bilanciere in titanio) e ridurre la necessità di lubrificare le parti a contatto, aumentando di fatto la durata generale dell’orologio.
Quando si studia, ad un salone od in boutique, un modello complicato si commette un errore: si tende a far passare in secondo piano l’aspetto estetico e l’equilibrio generale dell’orologio perché ci si perde nell’analisi del dettaglio della singola complicazione o finitura. Una leggerezza maggiore in questo caso perché il Breguet Tradition 7047 è forse il più equilibrato di tutti i modelli della collezione Tradition e quello che indulge meno al classicismo, a volte un po’ barocco, di alcuni modelli: la dimensione di tourbillon e quadrante delle ore disposti simmetricamente sulla linea che taglia le ore 2 e le 7, il fuso-catena disposto su un piano inferiore (con la catena praticamente invisibile a prima vista) ed il grande bariletto con indicatore della riserva di carica creano un insieme armonico cui contribuisce il vetro glassbox incredibilmente curvato e con un bordo verticale tanto pronunciato da potersi godere ogni dettaglio del movimento, anche nella vista di tre-quarti.

La cassa del Breguet Tradition 7047 è in platino 950 ed ha un diametro da 41mm con uno spessore di circa 16mm (15,95mm per l’esattezza), sulla carrure la classica finitura a scanalature verticali (tipo cannellè) e la corona di carica con incisa la “B” del logo riportata anche sulla fibbia della chiusura deployante. Il mercato dell’alto di gamma è pieno di proposte di tourbillon e questa invenzione è stata migliorata, sviluppata ed ulteriormente complicata, basti pensare ad esempio al tourbillon triassiale oppure all’interpretazione che ne hanno dato Greubel e Forsey.

Breguet è rimasta ancorata alla sua interpretazione primordiale, l’ha migliorata, l’ha “raddoppiata”, ma non l’ha di fatto rivoluzionata per scelta piuttosto che per mancanza di capacità. Se potessi scegliere un tourbillon, mi troverei in difficoltà perché le combinazioni disponibili sono pressoché infinite, tutte valide e ciascuna affascinante a suo modo ma poi valuti che, di tutte quelle esistenti, nessuna ha di fatto l’autenticità di un tourbillon fatto da Breguet.

(Photo credit: courtesy of Breguet; Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C. @Horbiter®

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