Quando si parla di orologeria indipendente e visualizzazione delle ore “destrutturata“, nessun marchio ha un'immagine così fortemente anticonvenzionale come Urwerk. Il design non guida la tecnica ma ne è il risultato e non è eccessivo considerare Urwerk la prima manifattura ad aver rivoluzionato davvero l'orologeria tradizionale, quella in cui proporzioni, quote, distanza tra le parti vivono in un equilibrio intoccabile. Quella che definisco la “legge del millimetro“, che regola le proporzioni dell'orologeria classica, perde qui ogni significato.
Urwerk UR-105 TA Clockwork Orange è un'operazione che associa una nuova variante estetica dell'UR-105 TA al capolavoro degli anni 70 di Stanley Kubrick. Entrambi sono fuori dagli schemi a modo loro e la base, l'UR–105, è considerato la porta d'ingresso al mondo Urwerk, che non è costruito su tourbillon e ripetizione minuti, ma su una visualizzazione fondata su un sistema costituito, in questo caso, da quattro satelliti che ruotano intorno all'asse di una ruota centrale per poi ruotare ciascuno sul proprio asse, mentre la scala dei minuti è apparentemente più tradizionale ed è posizionata alla base inferiore della cassa.
Una visualizzazione digitale è una strada obbligata quando passi a destrutturare le ore, ma è incredibilmente intuitiva per la mente umana, più abituata in realtà a leggere i numeri che ad interpretare le indicazioni. Ed è stata anche questa una considerazione, secondo me, alla base del concetto di tempo progettato da Urwerk. Da un punto di vista puramente concettuale e senza voler certo sminuire o semplificare l'idea di base del progetto, la slitta con i quattro satelliti non è poi così diversa dal movimento di una giostra circolare.
Prima di entrare nei dettagli di come è fatto tecnicamente l'Urwerk UR–105 TA Clockwork Orange, lasciatemi fare alcune considerazioni personali sull'estetica: sembra una navicella spaziale in miniatura e le due turbine sul fondo cassa, che hanno una precisa funzione tecnica, i due propulsori. Ho corso con la fantasia ma qui l'ispirazione è tanta.
Se volessi provare ad associarlo a qualcosa di più familiare, penso ad un crono Bull–Head, vista la forma della cassa oblunga e la corona messa ad ore 12. Lascio a voi ed alle vostre sensazioni provare a dire cosa rappresenti, è arrivato ora il momento di parlare della tecnologia messa in campo da Martin e Felix sulla famiglia UR–105.
Urwerk fa un uso intenso di materiali leggeri e comunemente usati in altri settori, quali ingegneria chimica od aeronautica, per realizzare i suoi orologi. I satelliti sono perciò realizzati in alluminio forgiato e la loro copertura è in PEEK, acronimo di PolyEtherEtherketone un polimero usato in svariati settori dell'ingegneria.
Il carosello sul quale sono montati i quattro satelliti è in ARCAP trattato al rutenio e poi microbigliato. La cassa è in titanio ed è accoppiata ad una lunetta in acciaio trattata PVD. Il calibro UR 5.02 è interessante non tanto per le 48 ore di carica o per i 4Hz di frequenza ma per la possibilità di regolarne la carica, una caratteristica degli Urwerk. Muovendo la posizione della piccola leva posta sul fondo cassa si può intervenire sulla regolazione della carica, intervenendo su un sistema che rallenta, massimizza o annulla la ricarica del bariletto.
Possedere un Urwerk UR–105 TA Clockwork Orange non è una seconda scelta. E' una scelta controcorrente che prevede sicuramente un apprezzamento dello stile e del concept, ma non bastano questi aspetti a giustificare, nella scelta d'acquisto, i 60000€ del prezzo di listino di un Clockwork Orange. Lo sforzo progettuale per tradurre in realtà questa idea è enorme ed è sbagliato pensare che un UR–105 sia in qualche modo in contrasto o alternativo alla tradizione perché tutte le parti non visibili del movimento sono rifinite in modo coerente con la tradizione (il Perlage ad esempio).
E' una scuola di pensiero, il ponte tra tradizione e avanguardia dell'orologeria svizzera, condensato in 39,5mm x 53mm x 16,8mm che sono leggerissimi, confortevoli e pieni di tecnologia ed in cui il concetto di personalizzazione per il cliente si sposta dall'ambito estetico, facile da realizzare, a quello meccanico, ben più sfidante ed interessante.
(Photo credit: courtesy of Urwerk; Horbiter®'s proprietary photo-shooting)
Gaetano C @Horbiter®
