TAG Heuer Monaco Calibre 12, la recensione completa

TAG Heuer Monaco Calibre 12, la recensione

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tag heuer monaco calibre 12

La gamma del Monaco di TAG Heuer si divide in due collezioni: quella con estetica Heuer, Calibro 11, fedele riedizione del modello originale del 1969, e quella più attuale con pulsanti crono e corona di carica sul lato dx, logo TAG Heuer e Calibro 12. Della prima, in versione boutique, abbiamo già parlato tempo fa (qui per l’articolo). Della seconda, senza considerare le tante edizioni limitate, esistono tre versioni: quella con quadrante blu o nero e quest’ultima che, secondo me, trasuda il più forte spirito racing:

TAG Heuer Monaco Calibre 12 for Horbiter 14I segnali sono inequivocabili: sfera centrale del cronometro, ora, minuti (parzialmente) di colore rosso. Come le piccole lancette dei secondi ad ore 3 e dei minuti crono ad ore 9. Se mettete in fila indiana le tre versioni, questa versione del TAG Heuer Monaco Calibre 12 è la sintesi delle prime due: dalla nera, la superclassica, prende a prestito il quadrante, dalla blu, omaggio a Steve (McQueen) le sfere di colore rosso:

TAG Heuer Monaco Calibre 12 for Horbiter 16Con la scritta “Calibre 12” ad ore 6 che è dello stesso rosso vivo delle sfere. La prova di come un piccolo dettaglio possa in un colpo solo contribuire a dare una personalità diversa ad un orologio, in questo caso un’aura racing. Perchè ricorda, ad un appassionato di motori, i badge presenti sulle auto GT. E, poiché solo dal confronto si possono cogliere certe differenze, osservate, sebbene uno dei due non sia crono, il quadrante del TAG Heuer Monaco Calibre 12 affiancato a quello del Monaco Sixty Nine. Uguali (come concetto), eppure diversi:

TAG Heuer Monaco Calibre 12 for Horbiter tris 6Tutto il resto è familiare e ti fa ritrovare tutto ciò che ti fa dire “Monaco!” anche senza il logo sul quadrante a ricordartelo. E gioca sulla simmetria del quadrante. I pulsanti crono inclinati, i due contatori, tipicamente anni ’70 hanno entrambi 4 cifre. La data è ad ore 6. Ed il contributo è dato anche dal disegno delle anse, talmente inclinate da farle quasi scomparire nella vista dall’alto, con l’effetto che il bracciale di pelle sembri quasi “annegato” nella cassa:

Gli amanti della meccanica, che non hanno un Monaco nella loro collezione, possono ammirare il movimento attraverso il vetro zaffiro posto sul fondo cassa, fissato, quest’ultimo, da quattro viti. E, per chi volesse saperne un po’ di più, è un ETA 2892 con aggiunta di un modulo DuboisDepraz per le funzioni di cronografo. Un movimento preciso ed affidabile, che TAG Heuer ha personalizzato lavorando Côtes de Genéve il rotore di carica. L’effetto finale è dato dalle lancette di ore e minuti e dagli indici rodiati che, complice il vetro zaffiro leggermente curvo e trattato antiriflesso danno piena luce su questo bellissimo quadrante. Cosa mi piacerebbe? Una edizione limitata con il quadrante a tre contatori perchè animata dal nuovissimo calibro di manifattura 1969.

(Photo credit: Horbiter®’s proprietary photo-shooting)

Gaetano C. @Horbiter®

@Gaetano Cimmino

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